Coldiretti Salerno, buona notizia per nostre aziende
E’ stata accolta dalla Regione la richiesta di Coldiretti Campania di differire i termini di entrata in vigore del provvedimento di ampliamento delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola e dei limiti di utilizzo. Si è tenuto un tavolo tecnico presso l’Assessorato regionale all’Agricoltura che di fatto ha sostanziato una sospensione dell’entrata in vigore della nuova delimitazione fino al 1° marzo 2019. Non si tratta di una proroga, ma di un lasso temporale che la Regione ha definito per avviare la revisione del “Programma d’azione per le zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati di origine agricola”.
« E’ una buona notizia per le numerose aziende zootecniche della provincia di Salerno che avranno il tempo di adeguarsi al nuovo Programma imposto da una direttiva europea. – dichiara il presidente di Coldiretti, Vittorio Sangiorgio – La tutela delle acque superficiali dall’inquinamento da nitrati di origine agricola non trova certo l’opposizione della nostra organizzazione ma è necessario avviare indagini approfondite anche sugli eventuali danni da nitrati urbani e industriali, senza penalizzare esclusivamente il settore agricolo. Nel frattempo, questa nuova direttiva potrà portare alla crescita della zootecnia in aree pedemontane e dell’entroterra salernitano per alleggerire gli allevamenti intensivi nella Piana del Sele e dare nuove possibilità alle aree interne».
Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania, invita la Regione ad aprire in tempi rapidi un tavolo di lavoro con il mondo scientifico e le associazioni di categoria per arrivare a scelte ponderate. « Noi siamo perfettamente d’accordo sulla necessità di proteggere le acque dall’inquinamento provocato dai nitrati, ma occorre mettere le aziende agricole nella condizione di adeguarsi. – sottolinea Loffreda- Allo stesso tempo occorre individuare tutte le fonti di inquinamento, senza puntare l’attenzione solo verso le aziende agricole. Spesso la causa è da ricercare nella mancata depurazione e quindi da origini antropiche. Una volta individuato il carico inquinante delle diverse fonti, le imprese agricole sono disponibili a svolgere la propria parte. Ma non vorrei che si arrivi poi come è successo con la Terra dei Fuochi, che ha lasciato per lungo tempo il dubbio sull’agricoltura, salvo poi scoprire, grazie alle analisi dell’Istituto Zooprofilattico, che i terreni coinvolti erano pochi ettari e non agricoli».