La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del difensore del rapinatore
Monte San Giacomo – Una mano sul viso per evitare che chiedesse aiuto, afferrato per un braccio e trascinato in una strada isolata per poi essere minacciato di morte. E’ questa la scena da incubo vissuta il 16 ottobre del 2013 da un pensionato del posto vittima di una rapina messa a segno da due suoi concittadini e che aveva fruttato un bottino magrissimo: 100 euro. La ricostruzione delle rapina emerge dalle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione con cui ha respinto il ricorso presentato da un 53enne pregiudicato del posto, condannato alla pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione per la rapina ai danni del pensionato. I Carabinieri della Compagnia di Sala Consilina grazie ad una meticolosa attività di indagine erano riusciti ad individuare e ad arrestare il rapinatore ed un suo complice a distanza di pochi giorni dalla rapina. A gennaio del 2015 l’uomo era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Lagonegro e a settembre dell’anno successivo la Corte di Appello di Potenza aveva confermato al condanna. L’avvocato difensore del 53enne ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione sostenendo l’esistenza di 5 vizi di legittimità della sentenza, tra questi la valutazione del riconoscimento degli indumenti effettuato dalla vittima della rapina che sarebbe stata inattendibile “nella ricostruzione dell’episodio, – si legge nel ricorso – nella riproduzione del ricordo e dell’indicazione degli indumenti riconosciuti; si sarebbe, così, realizzato il travisamento della prova acquisita nel dibattimento, mancando del tutto nella deposizione del teste il riconoscimento degli indumenti indossati dai responsabili della rapina in suo danno”, inoltre sarebbe stata anche violata la legge in relazione alla responsabilità per il delitto di rapina in quanto mancherebbe la prova sul requisito della violenza fisica, escluso espressamente dalle dichiarazioni della vittima. Per quanto riguarda la prova che conferma il reato di rapina “dalle dichiarazioni rese a dibattimento dalla vittima – si legge nelle motivazioni – risulta che l’anziana persona fu dapprima impedita nel chieder aiuto, avendo i rapinatori messo la mano sul viso della vittima; l’anziano fu condotto dalla strada che stava percorrendo a piedi in un fondo sottostante, venendo afferrato per un braccio; al momento della richiesta di consegna del denaro in suo possesso, i rapinatori prospettarono la minaccia di uccidere l’anziano”. I giudici hanno invece ritenuto comprensibili discrasie nella deposizione e incertezze emerse nella vittima durante l’esame dibattimentale, a fronte peraltro di un riconoscimento degli indumenti operato grazie all’attività di individuazione nel corso delle indagini. Il 53enne oltre a dover scontare la pena dovrà anche pagare le spese processuali e la somma di duemila euro alla cassa delle ammende.