In aula anche il padre di Crescenzo Della Ragione: “Voglio giustizia”
CAMEROTA. Antonio Della Ragione sarà in aula. Domani raggiungerà il tribunale di Vallo della Lucania per ascoltare di persona la decisione dei giudici sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura per la morte del figlio.
A distanza di due anni e mezzo si terrà l’udienza preliminare per la morte di Crescenzo Della Ragione 27enne di Mugnano, colpito da un masso davanti alla discoteca il Ciclope di Marina di Camerota.
Era la notte tra il 10 e l’11 agosto del 2015.
Il giovane si apprestava con gli amici a entrare nel night, quando fu colpito mortalmente da una grossa pietra. Per la sua morte dieci persone rischiano il processo.
«Sarò in tribunale – ribadisce Antonio Della Ragione – voglio giustizia per mio figlio, ucciso per interessi economici. Mi auguro che i responsabili paghino non soltanto penalmente, ma moralmente. Devono essere puniti dalla propria coscienza, e pagare tutti: anche chi non ha vigilato».
Per Antonio Della Ragione quella del figlio è stata una morte annunciata. «Quel locale andava chiuso da tempo, non era un luogo sicuro e non solo per il pericolo di crolli di massi», ribadisce. Al momento risultano indagate dieci persone: il titolare della struttura, Raffaele Sacco, l’ex sindaco di Camerota, Antonio Romano, i due tecnici che avrebbero dovuto controllare il costone, l’ex responsabile del servizio Demanio del Comune, l’ex sindaco di Camerota, Domenico Bortone, e i Comandanti della polizia municipale che si sono succeduti dal 2011 al giorno della tragedia. Tutti sarebbero accusati di omicidio colposo, mentre il titolare della struttura dovrebbe rispondere anche di apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo.
Dovrà invece rispondere di favoreggiamento personale il buttafuori che dopo la morte di Della Ragione fece sparire il masso che lo aveva colpito. Secondo la ricostruzione della Procura il locale non poteva essere aperto visto il violento temporale in atto e la commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo aveva vietato di svolgere attività in caso di pioggia consistente, come in quella tragica notte.