Per la Corte di legittimità la persona offesa non è credibile
La Suprema Corte di Cassazione, nella serata di giovedì 1 febbraio, ha accolto il ricorso di G.D.P., difeso dall’avvocato Vincenzo Speranza, ed ha annullato la sentenza di condanna a due anni di reclusione inflitta dal tribunale di Vallo della Lucania, e confermata dalla Corte d’appello, all’operaio idraulico forestale di Celle di Bulgheria.
La vicenda risale al 2013 quando il 57 enne di Celle, venne denunciato dalla sua ex convivente con terribili accuse (sfruttamento prostituzione, violenza sessuale, maltrattamenti, minaccia e detenzione illegale di arma comune da sparo). Per le accuse lo stesso venne arrestato, restando in carcere per mesi e successivamente sottoposto agli arresti domiciliari. Il suo arresto fece scalpore, essendo persona nota e conosciuta.
All’esito del giudizio di primo grado il soggetto venne assolto per violenza e sfruttamento della prostituzione, e condannato per minaccia e maltrattamenti. Nel 2106 ci fu il primo annullamento della Cassazione con il quale cadde l’accusa di detenzione di arma da sparo, ed ora l’ulteriore annullamento da parte della Cassazione delle residue imputazioni di minaccia e maltrattamenti.
Per la Corte di legittimità la persona offesa non è credibile ed i giudici di primo grado non hanno esaminato una pluralità di elementi di natura difensiva che ponevano seriamente in dubbio la sua credibilità. Ora il giudizio passerà alla Corte di Appello di Napoli, che si dovrà adeguarsi ai principi dettati dalla Cassazione.