Giuseppe è deceduto in seguito ad una emorragia cerebrale. I suoi organi sono stati donati
Sala Consilina – Centinaia di persone hanno preso parte ai funerali di Giuseppe Casale, il 64enne di deceduto in seguito ad una emorragia cerebrale e che con la donazione dei suoi organi ha dato la possibilità ad altre persone di poter ritornare ad una vita normale. Le esequie sono state officiate da don Vincenzo Federico nella chiesa di Santo Stefano. “Giuseppe non è andato via vuoto – ha detto don Vincenzo nell’omelia – perchè porta in se la ricchezza dell’umanità di cui ha goduto nella famiglia del centro Una Speranza, ha fatto del bene con la donazione degli organi, ha saputo così moltiplicare i doni che il Signore gli ha dato e non ha tenuto per se nulla dimostrando a tutti noi che ci vuole poco per essere felici, per essere grandi e per mettere in evidenza la grandezza dell’amore con cui il Signore si prende cura di noi”. Al termine della Messa una delle operatrici dell’associazione Una Speranza, che Giuseppe frequentava quotidianamente e che era diventata la sua seconda casa, ha ricordato Giuseppe leggendo una lettera per conto di tutti i componenti dell’associazione. “Ci piace ricordarti come il brontolone dal cuore buono e generoso pronto a dare soprattutto a chi, ai tuoi occhi, era in qualche modo più bisognoso di te, come quella volta quando ricevesti in dono le scarpe numero 41, ma tu calzavi il numero 42, le accettasti silenziosamente, perchè già avevi designato il povero a cui consegnarle. Generoso come sempre sei stato è bello sentirti ancora vivo, attraverso i tuoi organi che ridonano speranza e vita ad altre persone”. In un passaggio della lettera viene rivolto un invito a non lasciare solo chi è solo. “Ti prestiamo la nostra voce perchè sappiamo quanto è forte il tuo desiderio di ricordare a noi e a tutta la comunità che una società non è degna di essere tale se dimentica di condividere con gli ultimi che non sanno far rumore. Al contrario è di tutti noi la responsabilità e il dovere di ascoltare e rendere possibile il diritto di vivere dignitosamente a chi, come te, ha solo chiesto silenziosamente di essere amato. Ciao Peppe, ti vogliamo bene”.