“I gabbiani sono le anime dei marinai morti”
Narra un’antica leggenda agropolese che i gabbiani sono le anime dei marinai morti in mare e chi li uccide o li scaccia attira su di sé l’ira del Signore.
Ad Agropoli nel XVIII secolo ci fu una carestia e una grave pestilenza. Furono uccisi in quell’occasione molti capi di bestiame, considerati portatori del virus mortale.
L’unico cibo non infetto era costituito dai pesci. I pescatori però, se, intenti a pescare, incrociavano barche sconosciute, rientravano repentinamente nel porto, onde evitare eventuali forme di contagio.
Vi fu poi il mare in tempesta per diversi giorni, che impedì ai pescatori di salpare e dedicarsi alla pesca, necessaria per il sostentamento della popolazione in quel periodo di penuria di cibo. Successivamente, nonostante il perdurare delle cattive condizioni meteorologiche, che rendevano pericoloso avventurarsi in battute di pesca, i pescatori, di fronte alle drammatiche condizioni dei loro familiari che erano sul punto di morir di fame, decisero d’intraprendere lo stesso la battuta di pesca. I più giovani e forti salparono con tre barche, conservando tra le tre imbarcazioni una distanza tale da poter comunicare tra loro. Gettarono le reti, sperando in una pesca copiosa. Il loro destino era ormai segnato: un’onda tremenda travolse le barche, scaraventandole negli abissi marini. Sulla spiaggia adiacente al porto le donne aspettavano invano i loro eroici uomini. San Pietro e San Paolo assistettero alla drammatica vicenda. Provando pietà per gli sventurati marinai, li trasformarono in gabbiani, uccelli dalle splendide ali bianche, segnalatori di tempeste ai pescatori che si spingono al largo.
I gabbiani che volano sul porto di Acropoli sono le anime dei pescatori defunti e con i loro voli indicano l’arrivo di una bonaccia o di una tempesta. Essi sono uccelli docili e mansueti, cui i pescatori offrono spesso cibo, in segno di affetto e familiarità.