Fissata per il 17 gennaio la prossima discussione
Il prossimo 17 gennaio, presso il Tar Lazio, verrà discusso il ricorso della Biocogein contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La nota vicenda riguarda la costruzione di un impianto per la produzione di energia elettrica da biomasse in località Sorvella, nel Comune di Capaccio Paestum. La camera di consiglio fissata per il 17 gennaio fa seguito ad una prima camera di consiglio dell’8 novembre. La Biocogein, infatti, aveva presentato ricorso contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e «nei confronti di Regione Campania, Consorzio di Bonifica di Paestum – Sinistra Sele, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, non costituiti in giudizio».
Il ricorso sostiene che «il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Consiglio dei Ministri, non avendo adottato una deliberazione conclusiva del procedimento di autorizzazione alla costruzione ed esercizio di un impianto da fonte rinnovabile biomassa nel Comune di Capaccio, avviata con domanda in data 12 marzo 2014 e concernente il progetto di realizzazione di un impianto di piccola taglia per la produzione di energia elettrica da biomasse vegetali, da realizzare nel territorio del Comune di Capaccio, Località Sorvella, sono venuti meno agli obblighi su di essi incombenti». Di conseguenza la Biocogein chiede che venga dato ordine «al Presidente del Consiglio dei Ministri, in proprio e in qualità di rappresentante del Consiglio dei Ministri, di concludere il suddetto procedimento con provvedimento espresso».
Il giudici del Tar Lazio hanno emesso un’ordinanza nella quale affermano che, considerato che la «Presidenza del Consiglio dei Ministri si è costituita nel presente giudizio con atto formale, senza spiegare scritti difensivi» e tenuto conto dell’esigenza «ai fini della decisione del presente ricorso avverso il silenzio serbato dall’amministrazione sulla domanda della ricorrente in data 12 marzo 2014», ritengono «di dovere acquisire dall’intimata Presidenza del Consiglio, agli atti del giudizio, una documentata relazione sui fatti per cui è causa, tenuto conto delle censure sollevate dalla parte ricorrente». I giudici hanno, quindi, ordinato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri «di depositare gli atti di cui in parte motiva entro il termine di trenta giorni dalla notificazione o comunicazione della presente ordinanza».
A quanto pare, nonostante il ripensamento del Consiglio dei Ministri che aveva autorizzato la centrale e poi era tornata sui propri passi, e i provvedimenti adottati dagli altri enti per impedirne la costruzione, la vicenda potrebbe non essere ancora conclusa.