Secondo l’ex consigliere il termine dei dieci giorni era per la presentazione delle domande al Comune e non alla Regione
“Quanti nel 2015 sono stati colpiti dall’alluvione dovuta alla rottura dell’argine del Fiume Sele, purtroppo la seconda patita nel giro di due anni, che l’allora amministrazione Voza ha fronteggiato in emergenza senza che vi fossero danni a persone e animali, non hanno perso alcun diritto”. Ad affermarlo è l’ex consigliere comunale di maggioranza Maurizio Paolillo a seguito della riunione che si è tenuta martedì sera. L’incontro con l’amministrazione comunale attuale e con il consigliere all’Agricoltura del presidente della Regione Campania, Franco Alfieri, era stata voluta dai membri dell’Associazione Difesa del territorio, presieduta dal maresciallo Matteo Castoro, dopo che era giunta notizia che i risarcimenti per i danni patiti a seguito dell’esondazione del fiume Sele del gennaio 2015 non sarebbero mai arrivati in quanto la documentazione era stata inviata in ritardo dal Comune in Regione.
“La ricostruzione della riunione pubblica tenutasi su invito dell’Associazione Difesa del Territorio che è apparsa sulla stampa è purtroppo manchevole di molti passaggi, illustrati ai presenti dall’ex assessore Eustachio Voza, peraltro dimessosi del settembre 2015, ben prima che la Regione scrivesse di questa archiviazione e di quanto ha ribadito il delegato regionale all’Agricoltura. Franco Alfieri. – prosegue Paolillo – Eustachio Voza, intervenuto insieme al sottoscritto Maurizio Paolillo alla riunione, ha chiarito che il paventato termine di 10 giorni per la trasmissione degli atti riguarda la consegna all’Ente comunale e non alla Regione, che è il soggetto deputato al ristoro in quanto direttamente responsabile, come la DGR n.410/2010 testualmente riporta. In ogni caso, i medesimi uffici del Comune, Ente che deve solo ricevere le domande, hanno seguito la medesima procedura del precedente anno 2014, allorquando le domande sono state inviate e i sopralluoghi avvenuti, sebbene ad oggi non siano ancora conclusi. Questo riporta alla seconda eccezione mossa dalla Regione, circa l’impossibilità di effettuare i sopralluoghi a oltre un anno dagli eventi, giacché lo stesso Ente ha eseguito i sopralluoghi del 2014 sino a settembre 2016, come le convocazioni e i verbali testimoniano, ben due anni e mezzo dopo la prima alluvione.
D’altronde, l’Ente comunale, attraverso i suoi uffici, ha risposto alla Regione e rigettato l’archiviazione nel giugno 2016, senza che vi fosse mai ulteriore comunicazione o notifica dell’archiviazione ai diretti interessati, come previsto dalla legge. La vicinanza a quanti hanno subito danni dovrebbe essere costante e non politicamente orientata. In questo momento, soprattutto mirata anche a ricevere proposte di risarcimento degne, non come quelle del 4% del danno che i pochi agricoltori che non hanno vista respinta la domanda del 2014 hanno ricevuto proprio nelle scorse settimane”.
Secondo Paolillo è ancora possibile recuperare. “Per tutti resta aperta la possibilità di ricorrere al tribunale delle acque per far valere i propri diritti entro 5 anni, proprio come ricordato anche dal delegato Alfieri, che si è impegnato a fare chiarezza in una situazione che dovrebbe vedere tutti uniti nell’interesse dei cittadini e non strumentalizzata a fini politici e per partigianeria. D’altronde, l’attuale amministrazione annovera nella sua maggioranza anche assessori e consiglieri in carica anche all’epoca dei fatti, che avrebbero potuto dare contributo di informazione nell’interesse unico della cittadinanza di Capaccio Paestum.
Sarebbe auspicabile quindi, che chi ne ha la possibilità in questo momento, si adoperasse per arrivare ad una soluzione che salvaguardi da un lato gli interessi pubblici (evitando inutili contenziosi che vedrebbero soccombere certamente gli Enti con rilevante aggravio per spese ,onorari ecc) e soprattutto i cittadini che hanno il sacrosanto diritto al risarcimento ed anche in tempi brevi”.