Teggiano: contesta il voto di maturità, studentessa condannata dal Consiglio di Stato

La giovane dovrà pagare 4000 euro al Ministero dell'Istruzione

Di Erminio Cioffi

La giovane dovrà pagare 4000 euro al Ministero dell’Istruzione

Teggiano – una ex studentessa dell’indirizzo scientifico tecnologico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Pomponio Leto” di Teggiano è stata condannata dal Consiglio di Stato a pagare la somma di quattromila euro per le spese processuali in favore del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. La ragazza aveva deciso di rivolgersi alla giustizia amministrativa perchè riteneva non corretto il voto ottenuto all’esame di maturità. I fatti risalgono all’anno scolastico 2008 / 2009 quando era stata ammessa all’esame di maturità con una media superiore all’8,6, con il massimo dei crediti e aveva superato l’esame con il voto di 93 su 100.

La ragazza aveva così decido di ricorrere al TAR di Salerno lamentando l’illegittimità degli atti conclusivi dell’esame di Stato sostenuto, nella parte in cui, pur decretandone la promozione, le avevano attribuito il voto finale di 93/100. Nel ricorso ai giudici di primo grado era stato evidenziato che c’era una presunta irrimediabile contraddittorietà tra il voto attribuito alla prova orale e quelli conseguiti per le altre prove e durante l’intera carriera scolastica; che il colloquio era durato un’ora e trentacinque minuti, nonostante il limite massimo di cinquanta minuti al cui rispetto la Commissione si era auto-vincolata; che il voto attribuitole, pari a 26 e corrispondente al giudizio di “discreto”, non coincideva con quello di “buono” risultante dalla scheda d’esame e da quella del colloquio; che al termine della discussione avrebbe dovuto essere elaborata una scheda di valutazione del colloquio facente parte integrante del verbale, la quale tuttavia non era stata allegata. Il TAR nel 2011 aveva accolto il ricorso limitatamente alla rettifica del voto attribuito in occasione del colloquio orale aumentandolo da 26 a 27 e di conseguenza quello finale complessivo era passato da 93 a 94. La studentessa non soddisfatta aveva deciso di fare appello al Consiglio di Stato per vedersi riconosciuto un migliore punteggio utile per il futuro in tutte le procedure concorsuali e curricolari.

I giudici di Palazzo Spada con una sentenza particolarmente lunga ed articolata hanno però respinto tutti le presunte illegittimità inserite nel ricorso e che sarebbero state commesse dalla commissione di esame. “I giudizi espressi dalla commissione per gli esami di maturità – si legge nella sentenza – sono connotati da discrezionalità tecnica. Sicché sono inammissibili ed in ogni caso infondate le censure che mirano a sindacare nel merito l’esito delle prove sostenute da un candidato, le quali viceversa non sono assoggettabili a tale verifica in assenza di macroscopici vizi logici e di procedimento, i quali nella specie non sono ravvisabili”.

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