Cilento: mensa a pane e olio? Una gioia non una punizione

Un appello al "restare umani"

Di Alessandra Bamonte

Un appello al “restare umani”

Mensa ridotta per chi è moroso. E’ successo a Montevarchi, nell’Aretino. Da lunedì scorso chi non è in regola con il pagamento può consumare solo la ‘fett’unta’, come in Toscana si chiama il pane con l’olio, unita a un po’ di frutta e a una bottiglietta d’acqua, da servire su un tavolo separato o in quello destinato a chi porta il pranzo da casa. La notizia ha fatto discutere molto, e ha sollevato numerose polemiche non solo tra i genitori ma anche tra i presidi.

A prendere una posizione netta è stata Maria De Biase, preside dell’Istituto Comprensivo Statale di Santa Marina – Policastro: “Nella nostra scuola si fa merenda a pane e olio da molti anni, insieme, grandi e piccoli. Ed è una gioia non una punizione. Le famiglie che sono in difficoltà per l’acquisto dei blocchetti-mensa – dichiara – sono aiutate dalla scuola. Nei nostri mercatini della solidarietà vendiamo piccoli manufatti realizzati nei laboratori della scuola, piccoli doni delle famiglie e tanto altro. Sono anni che raccogliamo olio esausto a scuola con cui facciamo saponette profumate. Realizziamo anche bomboniere per chi ne fa richiesta. Con il ricavato compriamo anche i buoni mensa per gli alunni in difficoltà, oltre a tanto altro. Sarà poca cosa ma da noi nessun bambino mangia in disparte perchè privo del buono mensa. Restiamo umani.”

Una testimonianza di come dovrebbe essere davvero la scuola, un appello al “restare umani” con gesti e parole che devono rappresentare una speranza affinchè la scuola ritorni ad essere ciò che dovrebbe, uno strumento che insegni la solidarietà, l’educazione, il rispetto e che sia soprattutto di esempio per le future generazioni ma soprattutto che possa dare ai ragazzi spunti per essere migliori anche dei propri genitori.

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