Nonostante assenza di piogge la fichicultura cilentana non ha avuto problemi
Siccità e gran caldo non hanno creato problemi alla fichicoltura cilentana. Nonostante la completa assenza di piogge, è stata un’annata positiva per il fico bianco che ha retto sia per quantità di raccolto che per qualità. Lo conferma Coldiretti Salerno.
Il prezzo del prodotto fresco è stato mediamente di 1.20 euro al chilo; il “dottato” essiccato è stato venduto alle industrie di trasformazione mediamente a 2.90 euro al chilo. Il Cilento – con le sue ottanta aziende impegnate nella raccolta e lavorazione – vanta il 70 per cento della produzione campana di fichi ma le ricadute economiche sul territorio sono ancora marginali. “C’è molto da lavorare in questo settore che ha margini altissimi di crescita grazie ad una qualità eccellente e a una forte richiesta di mercato – sottolinea il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio – ma è ancora marginale per l’economia del territorio. Negli anni, l’abbandono di queste coltivazioni, i costi di lavorazione elevati, l’agguerrita concorrenza straniera hanno rischiato di far sparire questa produzione che invece rappresenta una risorsa per il Cilento. Bisogna investire in innovazione tecnologica e colturale, aprire nuovi mercati, ampliare la produzione che è ancora marginale se davvero vogliamo incidere in maniera significativa sull’economia del territorio. In questo senso, le misure del Psr possono essere un’opportunità per nuovi investimenti”.
Attualmente il 70% del prodotto è lavorato in stabilimenti semi-industriali e il 30% da imprese artigiane. “La raccolta quest’anno è stata positiva nonostante condizioni climatiche estreme – conferma Raffaele D’Angiolillo, storico fichicoltore cilentano – con i quantitativi in media con gli altri anni e una ottima qualità. I problemi purtroppo restano la produzione bassa che non riesce a soddisfare le richieste di un mercato sempre più selettivo e la dimensione delle aziende che non possono competere per numeri e prezzi con i colossi stranieri. In altre parti d’Italia, a cominciare dalla Calabria, stanno lavorando molto bene con l’Università di Reggio in primis sulla strada delle tecniche di coltivazione e innovazione del prodotto. Nel Cilento si è ancora fermi. E’ necessario iniziare a lavorare per creare nuove opportunità sul territorio”.