Lite “da 700 euro” tra maggioranza e minoranza

L'opposizione: grazie a noi fondi recuperati; vicesindaco replica: errore sarebbe stato risolto anche senza loro intervento

Di Fiorenza Di Palma

L’opposizione: grazie a noi fondi recuperati; vicesindaco replica: errore sarebbe stato risolto anche senza loro intervento

ALFANO. Ha destato perplessità un manifesto affisso in questi giorni per le strade del Comune e firmato dal gruppo di minoranza “Stretta di Mano – Uniti per Alfano”.

I consiglieri di opposizione hanno reso noto alla popolazione che esclusivamente grazie al loro intervento è stato possibile recuperare nelle casse del comune 686,25 euro, una cifra che può apparire irrisoria ma che per un ente di circa mille abitanti può rappresentare un cospicuo gruzzolo per le proprie casse. Nel caso specifico si trattava di fondi relativi al conteggio delle competenze spettanti ad una Cooperativa per i servizi di pulizia della sede comunale, conteggiati erroneamente.

“Riteniamo importante e doverso – accusano dal gruppo di minoranza – che i soldi dei cittadini vengano oculatamente gestiti, fino all’ultimo centesimo”.

Il manifesto, però, non ha mancato di causare polemiche. A rispondere alle accuse della minoranza, infatti, è stato il vicesindaco Francesco Carbone. Quest’ultimo ha dapprima precisato che il documento nel quale era contenuto l’errore era frutto di una determina e non di una delibera (contrariamente a quanto scritto nel manifesto). “Vi è una differenza sostanziale tra delibera e determina – spiega Carbone – La delibera è il frutto di un’azione politica (cioè fatta dall’amministrazione per mezzo di giunta o consiglio comunale); la determina è il frutto di un’azione tecnico amministrativa, fatta dunque dai responsabili comunali)”.

“Allora la domanda mi viene spontanea: è stato scritto delibera per un errore frutto di ignoranza, oppure si vuole ingannare la gente strumentalizzando una più che ordinaria svista di un dipendente comunale?”, si chiede il vicesindaco.

Quanto alla “somma in oggetto della determina”, Carbone ammette l’errore ma sottolinea come  questo sia contenuto soltanto nell’impegno di bilancio: “Nel momento in cui da questo si sarebbe passati alla liquidazione la lecita svista sarebbe emersa inevitabilmente ed automaticamente dal bilancio, anche senza l’intervento dei paladini”, conclude.

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