La moglie a Il Mattino: l’indagine non si fermi senza una verità
Sono passati 7 anni da quella terribile notte, il 5 settembre 2010, in cui il sindaco pescatore, Angelo Vassallo, fu ucciso da 9 colpi di pistola, 7 dei quali sono andati a segno.
Il suo corpo fu ritrovato alle prime luci dell’alba nella sua auto, in una strada secondaria che porta alla sua abitazione.
Sette anni di indagini, lunghe e tormentate, prima affidate alla procura di Vallo della Lucania e poi assunte dalla Direzione distrettuale Antimafia di Salerno.
Le sue ultime ore trascorse in vita, le ha passate al porto con i suoi concittadini e amici di sempre a parlare di mare e di pesca, quando all’improvviso si allontanò precipitosamente, quasi avesse un appuntamento con qualcuno, e proprio qualche giorno prima di morire aveva confessato di “aver scoperto qualcosa che non doveva scoprire”.
In tutti questi anni non è mai stata trovata l’arma del delitto, è stata cercata sia a mare che sulla terraferma e dal risultato degli esami scientifici potrebbe trattarsi di una calibro 9.21 baby Tanfoglio.
Sul registro degli indagati si sono susseguiti molti nomi senza mai trovare il reale colpevole, il primo è stato un giovane spacciatore, Bruno Humberto Damiani e poi altre 3 persone la cui identità resta rigorosamente riservata.
Il giorno del ritrovamento del cadavere di Angelo Vassallo, a pochi metri dalla sua abitazione, furono disposti gli accertamenti su tutti quanti erano presenti quel giorno sulla scena del delitto, sessantasei persone, compresi gli investigatori, alcuni test però non sarebbero mai stati fatti.
Dopo aver esplorato diverse ipotesi investigative per individuare movente e mandante, ora si ricomincia: dalla pista cittadina e quella della camorra napoletana, dai piccoli affari locali allo spaccio della droga, al quale il sindaco aveva dichiarato guerra.
In un primo momento, si era parlato anche di un movente legato a fatti personali, il cellulare del sindaco infatti, fu esaminato per ricostruire i suoi rapporti nelle sue ultime ore di vita.
“Di Angelo mi manca sempre tutto. Io ho fiducia nel lavoro della magistratura ma a noi non dicono mai nulla. Così, quando arrivano questi giorni… sopraggiunge la rabbia. Gli anni passano e noi non abbiamo risposte. Ci arrabbiamo perché non riusciamo a credere che ancora non si è capito nulla. Poi succede qualcosa, una piccola novità investigativa, e torna la fiducia e la positività. Noi continuiamo ad aspettare ma sette anni sono davvero tanti…” è così che la vedova del sindaco Vassallo risponde commossa ad un’intervista fatta per “Il Mattino”.
Parlare di suo marito, a sette anni dall’anniversario della sua scomparsa, non è facile per lei, continua a ripetere amareggiata, che gli inquirenti non le fanno sapere nulla, continua però a sperare che “l’indagine continui e non si fermi senza una verità”, inoltre conclude con sofferenza dicendo “l’affetto delle persone fa piacere anche se io resto sempre con l’amaro in bocca… avrei voluto Angelo vicino a me”.
Ieri sono iniziate le prime manifestazioni in ricordo del sindaco pescatore “per non dimenticare”.
Il 4 settembre alle 19.30 ci sarà il Caffè letterario con la presentazione del libro «Note di storia dell”alimentazione nel Mezzogiorno. I napoletani da mangiafoglia a mangiatori di maccheroni» di Emilio Sereni con interventi di esperti e un aperitivo presso il sagrato della chiesa San Nicola Galdo. Serata clou il 5 settembre, giorno dell’anniversario della morte, messa solenne e a seguire (ore 19.30) una fiaccolata commemorativa dalla chiesa di Acciaroli al luogo dove avvenne l’uccisione del sindaco con l’istallazione di una targa commemorativa. A seguire (ore 21) in piazza ad Acciaroli verrà trasmesso il filmato «Voce di Pollica» realizzato dagli «Amici di Vassallo».
Non dovrebbe essere presente il fratello di Angelo, Dario Vassallo, già in polemica da qualche anno. Sua l’organizzazione di altri eventi con la Fondazione Vassallo a in Veneto, a Rosolina Mare, e poi nel Lazio, a Fregene e Ladispoli.