L’avvocato valdianese morì per salvare altri bagnanti
Il medico originario di Nocera Inferiore si era tuffato nel tentativo di salvare la figlia in balia delle onde ma non ce l’ha fatta.
Per un assurdo destino Angelo Ferraioli è morto nello stesso giorno in cui quattro anni fa una tragedia simile si verificò sulla spiagge di Palinuro.
Era l’11 agosto del 2013 quando in località Saline, a Palinuro, perse la vita l’avvocato Giuseppe Paladino. Il noto professionista di Sala Consilina aveva 45anni si tuffò in mare per mettere in salvo alcuni bagnanti che avevano ignorato il divieto di balneazione. Una volta in acqua, Paladino riuscì ad aiutare uno dei giovani del gruppo, ma fu travolto dalle onde e dalla corrente violenta, finendo annegato. Intercettato da uno dei soccorritori che nel frattempo erano riusciti a riportare a riva gli altri bagnanti, le condizioni dell’uomo apparvero da subito disperate. Il 45enne morì per arresto cardiorespiratorio all’ospedale di Vallo della Lucania dove fu trasportato con un’eliambulanza.
L’avvocato Paladino era molto conosciuto in tutto il Vallo di Diano per essere uno fra i più stimati avvocati del foro di Sala Consilina. Lasciò la moglie, allora incinta, e un bimbo piccolo. A distanza di un anno alla famiglia é stata consegna una medaglia d’oro al merito per l’avvocato Giuseppe Paladino. Un riconoscimento arrivato da parte del presidente provinciale della Croce Rossa Italiana di Salerno Renato Del Mastro. «In segno di viva riconoscenza e ad imperitura memoria questa la motivazione letta da Del Mastro per l’atto nobile ed eroico non comune che ha spinto Giuseppe fino all’estremo sacrificio pur di salvare persone in difficoltà che ha ben incarnato il valore dell’umanità di cui la Croce Rossa Italiana è la massima espressione che riconosce tangibilmente». Il 15 luglio scorso, nel mare di Paestum una tragedia simile. Raffaella Esposito Alaia, di 34 anni e residente a Sant’Anastasia, è deceduta in località Torre di Mare volta da malore mentre stava tentando di salvare due ragazzi in difficoltà a causa delle cattive condizioni del mare Alaia alloggiava in un camping della zona, assieme a una quarantina di giovani della comunità di tutela per minori di Acerra, presso la quale lavorava. Secondo una prima ricostruzione delle dinamiche legate alla sua scomparsa, pare si sia tuffata in mare in un tratto di spiaggia libera, per aiutare due giovani ospiti della comunità in difficoltà.
A soccorrere la donna e i due minorenni sono stati il titolare e un bagnino di un lido adiacente. Recuperati i due giovani, per l’operatrice sociale non c’é stato nulla da fare: quando è stata strappata alla furia del mare, era già morta. Le indagine avviate subito dopo la tragedia non hanno escluso però la morte per un malore.