Il Direttore Servizi Idropotabili di Consac richiama l’attenzione sulla gravità della dispersione idrica
VALLO DELLA LUCANIA. Continua la rubrica di Consac – “I taccuini dell’acqua” – destinata a chiunque voglia approfondire e comprendere le vere ragioni della crisi idrica in atto. Sul sito web dell’ente è stato pubblicato il taccuino n. 2 a firma dell’ing. Felice Parrilli, direttore dei Servizi Idropotabili. Parrilli ha proceduto a una vera e propria mappatura delle dispersioni d’acqua dovute all’obsolescenza delle condotte, principale problema nella gestione del servizio di erogazione. « Lo stato delle reti idriche per il trasporto dell’acqua potabile in Italia è in generale deficitario – esordisce Parrilli – Per ogni 100 litri di acqua immessa nelle tubazioni soltanto 74 ne arrivano ai rubinetti del nord Italia e addirittura soltanto 54 a quelli del Centro – Sud. » Nel Cilento e nel Vallo di Diano la situazione peggiora e le perdite sono anche maggiori per diverse ragioni tra cui « la vetustà delle reti, le modalità costruttive, i materiali utilizzati, la situazione orografica del territorio, il disordine urbanistico. »
Dal meticoloso esame di Parrilli emerge che un primo 10% della risorsa idrica viene dispersa nel percorso che collega gli impianti di prelievo (sorgenti, pozzi, potabilizzatori) ai serbatoi di accumulo di ogni centro abitato, nei molti chilometri che attraversano per lo più zone accidentate. Il complesso sistema di tubazioni adduttrici per mezzo delle quali Consac approvigiona i comuni in gestione presenta un grado di obsolescenza che varia da “grave” a “molto grave”. Tuttavia, la dispersione maggiore si registra nelle reti distributive interne ai centri abitati che presentano « una consistenza più che doppia rispetto alle reti adduttrici e si sviluppano per circa 1.260 Km. » La dispersione è in questo caso mediamente pari al 50%.
Il deficit strutturale con cui bisogna fare i conti è dovuto in larga parte ad un drastico ridimensionamento degli investimenti. « Se è vero, infatti, che nel corso degli anni ’50 e ’60 si sono registrati consistenti investimenti nel settore idropotabile – continua Parrilli – è anche vero che successivamente a quel periodo gli investimenti per la manutenzione delle opere realizzate sono stati molto ridotti. Di conseguenza, lo stato dei sottoservizi idrici è andato via via assumendo un grado si obsolescenza sempre più elevato, la cui progressione continua ancora oggi. »
I periodi di siccità, come quello che si sta registrando attualmente, non fanno che evidenziare la necessità di procedere ad una pianificazione di ristrutturazione delle reti idriche. « Le esigenze finanziarie hanno raggiunto livelli tali che solo attraverso un’azione sinergica di investimenti pubblici e della contemporanea contribuzione degli utenti, finalizzata allo scopo e con il necessario supporto del sistema bancario da coinvolgere attraverso fondi di garanzia dei prestiti, può in qualche modo avviare un processo che non è né facile né breve – conclude il Direttore – E’ necessario al riguardo che anche le amministrazioni locali, proprietarie delle reti idriche interne, valutino come preferenziale e prioritario intervenire per rinnovare il loro patrimonio impiantistico. Nelle attuali condizioni, che registrano assenza di significativi investimenti pubblici e tariffe contenute al punto da consentire di coprire le sole spese di gestione ordinaria, risulta già arduo per Consac mantenere l’attuale livello di efficienza del servizio, senza introdurre ulteriori peggioramenti. »
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