Incendi nel Cilento, proprietaria di agriturismo: «Abbandonati dalle istituzioni»

Le fiamme hanno raggiunto "Il Falco del Cilento" a Torchiara. Animali morti e strutture danneggiate

Di Arturo Calabrese

Le fiamme hanno raggiunto “Il Falco del Cilento” a Torchiara. Animali morti e strutture danneggiate

TORCHIARA. L’incendio che lunedì ha colpito i comuni di Agropoli, Torchiara e Laureana ha causato moltissimi danni alcuni dei quali si protrarranno nel tempo. A bruciare è stato anche il noto agriturismo di Torchiara “Il Falco del Cilento” che ha subito la perdita di piante di ulivo, la distruzione di alcune strutture e la morte di numerosi capi di bestiame. «Abbiamo visto il fronte del fuoco avvicinarsi inesorabilmente al nostro agriturismo – dice Giuseppina Tortora che col marito Oreste Mastrogiovanni e il figlio Marco gestiscono da anni l’azienda – eravamo impotenti ad assistere alle fiamme che distruggevano ogni cosa che trovavano sul loro cammino. Nel giro di qualche minuto – continua – il rogo è arrivato nella nostra proprietà e lì mio marito e mio figlio si sono lanciati nel fuoco per tentare di fermare le fiamme e di salvare il salvabile. Una parte della stalla è bruciata, delle capre e degli uccelli da cortile sono morti a causa dell’intenso calore e abbiamo perso per sempre centinaia di preziose piante di ulivo».

Gli occhi di Giuseppina sono spaventati nel ricordare quelle ore ma al contempo vi si legge la fierezza di una donna che, nonostante il disastro, ha già voglia di ricominciare: «La casa è stata risparmiata dalla morsa del fuoco e questo è l’importante – continua – fin da subito io e la mia famiglia ci siamo rimboccati le maniche perché dobbiamo ricominciare, dobbiamo ripartire ed essere più forti di prima». La paura vissuta nella giornata di lunedì ora lascia spazio alla rabbia: «Siamo abbandonati. Il privato cittadino viene dimenticato dalle istituzioni, non da quelle locali che in quelle ore di inferno ci hanno fatto sentire la propria presenza con azioni concrete, ma quelle nazionali che non capiscono i problemi e le emergenze delle periferie e dei centri rurali».

Provato anche il marito Oreste: «Quando ho visto le fiamme arrivare non ci ho pensato due volte e mi sono lanciato per salvare i miei animali – dice – io e mio figlio abbiamo rischiato la vita cavandocela con un’intossicazione e una breve permanenza in ospedale. «A causare questi incendi – interviene Giuseppina – oltre alla folle mano di qualche piromane, ci sono anche l’incuria e l’abbandono in cui versano i terreni. Ai proprietari si dovrebbe imporre una pulizia periodica al fine di evitare che il fuoco riesca a propagarsi con facilità, c’è assoluto bisogno di fare prevenzione e in questo gli enti locali potrebbero fare di più. Durante l’incendio eravamo da soli a combattere contro le fiamme, con noi alcuni operai della Comunità Montana Alento-Monte Stella e tante persone che non ci hanno negato il loro aiuto. C’è una grave mancanza di mezzi e di personale a causa della quale non si riesce a garantire la sicurezza della popolazione».

Quanto accaduto lunedì, però, mina seriamente la volontà della famiglia Mastrogiovanni di continuare ad investire sul territorio: «Mentre noi bruciavamo – le parole della signora Giuseppina – a poca distanza c’erano ben due Canadair impegnati a spegnere un incendio a d Agropoli, se uno di loro, con una velocissima deviazione, avesse gettato dell’acqua anche qui non si sarebbe verificato questo disastro. Ci sentiamo cittadini di serie B – aggiunge sconsolata – abbandonati a noi stessi e al nostro destino». La famiglia, soprattutto grazie alla forza che Giuseppina dimostra, non vuole piangersi addosso e già guarda al futuro: «A breve riprenderemo le nostre attività, riaprendo al pubblico e accogliendo i nostri amati clienti. Il falco del Cilento – conclude – spiccherà nuovamente il volo e volerà ancora più in alto».

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