All’estremità nord del perimetro del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, racchiuso fra le morbide colline di Tresino e Licosa, si estende il territorio facente parte del Comune di Castellabate.
La fascia costiera che corre da Santa Maria di Castellabate fino a Marina di Camerota – a formare comprensorio turistico Sud Cilento – è stata premiata con le 5 vele di Legambiente e Touring Club.
Il Comune guadagna l‘eccellenza per tutte le sue località balneari: Punta Tresino, Località Lago Nord, Località Lago Sud, Santa Maria di Castellabate, Località Pozzillo, Porto Greco- Romano, Fonte Acqua di Cesare, Punta Licosa, Torre di Mezzo, Ogliastro Marina.
Diversi siti del territorio ( Lago Tresino, Marina Piccola, Pozzillo/San Marco, Punta Inferno, Baia Ogliastro) possono fregiarsi della prestigiosa bandiera blu: un riconoscimento che, da 20 anni, testimonia
l’attenzione e la qualità turistica e naturalistica riservata alle aree più belle del Comune.
Il Comune, che dal 1998 è patrimonio mondiale dell’UNESCO ed è inserito nella lista de “I borghi più belli d’Italia”, è ricchissimo di storia. Il borgo medievale splendidamente conservato e sapientemente restaurato, ha mantenuto intatto lo schema urbanistico originario, con i piccoli orti urbani, le case intercomunicanti, le viuzze strette; uno schema che si è sviluppato nei secoli intorno al Castello e alla Basilica Romanica di S. Maria de Gulia ed al suo bel campanile, e che si è arricchito nel tempo di begli esempi di architetture religiose e residenziali, specie settecentesche, come nel caso del Palazzo Iaquinto o del Palazzo Perrotti orgogliosamente legato all’ ospitalità riservata a Gioacchino Murat.
Tanto famoso quanto caratteristico, il porticciolo delle gatte, un’antica costruzione ad archi, situato nella frazione di Santa Maria.
E’ sicuramente una struttura portuale affascinante, tanto apprezzata da numerosi registi. Sono tre i film che hanno visto il piccolo porticciolo di S.Maria protagonista: prima “Cavalli si nasce” di Sergio Staino, nel 1989; poi il film storico “Noi credevamo” di Mario Martone, nel 2009; infine, sempre nel 2009, il film più visto in Italia, “Benvenuti al Sud” di Luca Miniero.
Gli itinerari naturalisti sono forse l’attrazione più amata dai turisti: un percorso, in particolare, ricade interamente nel Sito di Interesse Comunitario ” Monte Tresino e Dintorni”. Dalla spiaggia di frazione Lago si percorre la sterrata che porta in direzione delle colline di Monte Tresino; da lì, si continua avendo sempre a sinistra lo scenario del mare. Attraversando la pineta e varie espressioni della macchia mediterranea, si arriva alle rovine del villaggio abbandonato di S. Giovanni. Si prosegue, poi, costeggiando la parte alta delle colline di Tresino, verso Località Cerrine, per raggiungere, alla fine, la Frazione S. Pietro.
Il villaggio abbandonato di San Giovanni è fra la mete più amate e curiose. Fu fondato a Tresino intorno all’anno 1000, e disabitato dal XVIII secolo a causa dello sviluppo dei centri vicini (Castellabate e Agropoli) e dell’abbandono progressivo delle campagne. Il centro abitato si era sviluppato intorno alla chiesa di San Giovanni Battista e favorito dalla presenza di fonti d’acqua, dal clima, e dalle caratteristiche del territorio. Alla chiesa è legata la leggenda della campana, trafugata dai Saraceni e gettata in mare nella fossa di San Giovanni per evitare che la loro nave affondasse in una mareggiata.
Si crede che alla mezzanotte di ogni san Giovanni a Tresino sia possibile percepire ancora il suono della campana.