Ieri conferenza stampa della presidente Rosy Bindi
In provincia di Salerno ci sono infiltrazioni camorristiche, in particolare nelle attività imprenditoriali e commerciali. Ad agire sono organizzazioni criminali provenienti dal napoletano e casertano, ma soprattutto della ndrangheta calabrese. E’ quanto è emerso nella conferenza stampa della Commissione Parlamentare Antimafia che ieri a Salerno ha incontrato i vertici giudiziari e delle forze dell’ordine. Il Cilento, purtroppo, non è immune da questo fenomeno ma al contrario è preda della criminalità organizzata.
«Il Cilento è meraviglioso. È una delle zone più belle del nostro Paese e tutto ciò che è bello diventa appetibile», ha detto la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. La situazione del territorio è trattata soltanto superficialmente: «ci sono indagini in corso», non è possibile dire di più, ma l’emergenza c’è perché è forte l’infiltrazione soprattutto della ndrangheta calabrese negli affari turistici e nelle strutture alberghiere. «La provincia di Salerno è ritenuta interessante da parte delle camorre che si sono evolute: ora sono più intellettuali e pianificano diversamente le proprie azioni criminali, puntando ad alleanze che possano produrre reddito per tutti ed evitando guerre», ha evidenziato la Bindi.
Per la parlamentare Pd «c’è una spartizione degli affari tra le mafie e la camorra su tutto il Cilento – dice – ma la ndrangheta non ha bisogno di fare alleanze agisce come vuole e dove vuole. Come apre così chiude le porte, senza dare spiegazioni».
La criminalità è caratterizzata dall’infiltrazione di gruppi non stanziali sul territorio. Gruppi che, a detta della presidente, modificano il loro modus operandi infiltrandosi nel tessuto sociale ed imprenditoriale dell’economia locale. «È come se ci fosse un doppio registro – spiega – da un lato i giovani che, in quanto inesperti, utilizzano i vecchi metodi della camorra, come l’uso delle armi e la conflittualità; dall’altro gli anziani che, scontate le proprie pene, si riciclano stringendo patti di non belligeranza con altri cartelli criminali. Come una suddivisione di competenze e territori, ognuno secondo la propria specialità».