Nove anni senza Debora, la commovente lettera della mamma: “Era il mio dono più grande”

Nel 2008 la moto su cui era con un amico sbandò e finì fuori strada, per la giovane l'impatto fu fatale

Di Redazione Infocilento

Nel 2008 la moto su cui era con un amico sbandò e finì fuori strada, per la giovane l’impatto fu fatale


Era in moto con un amico dell’istituto Albergiero “Paolillo” di Gromola dove aveva appena sostenuto l’esame di terza. All’improvviso, però, la moto su cui viaggiava Debora Radano è finita fuori strada. Erano le 12.30 del 4 Giugno: la ragazza, apparsa subito in condizioni gravi, fu trasportata all’Ospedale di Vallo della Lucania dove è morta due settimane dopo, ovvero il 17 giugno.

Debora viveva ad Eredita, ma aveva molti amici a Capaccio, dove andava a scuola, e ad Agropoli dove vivono alcuni parenti e dove ha frequentato le scuole medie. In un’istante la sua vita e quella di quanti la conoscevano è mutata: dalla gioia per il superamento dell’esame del terzo anno di corso alla tragedia di un incidente che dopo due settimane d’agonia ha portato via una giovane vita.

Quel 17 giugno 2008 è rimasto indelebile nella mente di amici e familiari che oggi stanno scrivendo tantissimi messaggi sui social per ricordare Debora. Tra questi anche quello della mamma Teresa, che come ogni anniversario rivolge il suo messaggio alla figlia perduta e al ragazzo che guidava la moto il giorno dell’incidente e che fu condannato per omicidio colposo.

Proprio a lui è rivolta una prima lettera: “Non è facile scrivere a chi ti ha distrutto l’esistenza, o è facile parlare di cio’ che mi porto dentro da 9 anni. So solo che Debora avra’ 16 anni per sempre!
Perche’ tu hai deciso per lei, hai deciso, con una corsa folle in moto, di stroncare tutti i suoi, e i nostri progetti futuri, i suoi sogni e desideri. Il mio cuore è stato distrutto, provato dal grande inesprimibile, indefinibile, impossibile, inaccettabile grande dolore”.

Un argomento difficile questo. Solo chi l’ ha provato può capire, chi non l’ha patito non può arrivare a comprenderlo. Una parte del genitore muore quando il figlio muore, perché il futuro, con tutti i sogni e le speranze, va in frantumi. …L’amore piu’ grande che possa esistere nella vita e’ l’amore per un figlio. e per me non esiste dolore piu’ grande a questo, nulla mi puo’ colpire ormai.
Addormentarsi con un solo pensiero…tutte le notti lo stesso… – prosegue Teresa Astone – Girarsi e rigirarsi nella notte perchè è proprio nel buio e nel silenzio di una stanza che i ricordi si fanno vivi prepotenti e si prendono possesso della tua mente del tuo sonno! Durante quei 16 anni con lei , tutto è stato meraviglioso…anche le cose più scontate, le cose più comuni che si vivono nella quotidianità, sono state meravigliose… Il dono più grande che potessi ricevere per questa mia vita è stata lei…Non riusciro’ mai a farmene una ragione…I giorni passano…e io continuo a combattere contro la Sua assenza”.

“Non esistera’ mai una pena paragonabile alla morte innocente di un figlio… ,morto per la tua incoscienza e superficialita’. Non è vero che chi ammazza, si porta dietro per la vita, la morte di un innocente….tu vivi libero,vivi la tua vita,con la tua famiglia,con gli amici, tu continui a vivere…siamo noi che non viviamo piu’… Mia figlia meritava di vivere la sua vita come gli altri,meritava di andare a scuola,meritava di essere felice,meritava tutto,come tanti altri ragazzi della sua eta”, conclude la mamma di Debora Radano.

Condividi questo articolo
Exit mobile version