La donna è morta dopo alcuni mesi di coma
CASTELLABATE. Prima un alterco violento, poi le percosse ripetute alla testa. Quest’ultime furono letali per Angela Della Torre, 49enne di Castellabate, che morì il 29 dicembre 2015 presso uno struttura riabilitativa di Telese Terme, nel beneventano, dopo sette mesi di agonia. A percuoterla ripetutamente, il 20 maggio sempre del 2015, sarebbe stato il marito, Liberato Miccoli, 55enne anch’esso di Castellabate, finito ieri mattina in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato.
I carabinieri della compagnia di Agropoli, diretti dal capitano Francesco Manna, hanno eseguito nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Vallo della Lucania su richiesta della procura. Il provvedimento restrittivo scaturisce da un’attività investigativa, coordinata dal procuratore capo facente funzioni Paolo Itri, iniziata nel maggio del 2015, a seguito proprio delle gravissime lesioni riportate dalla moglie dell’arrestato a seguito di una violenta lite familiare, poi deceduta sette mesi dopo all’interno di una struttura riabilitativa di Telese Terme. Già all’epoca dei fatti, l’uomo fu denunciato per lesioni personali. La tragedia familiare si consumò nella tarda mattinata del 20 maggio del 2015 sulle scale della loro abitazione nella frazione di San Pietro, a Castellabate. I due iniziarono a discutere animatamente, probabilmente per motivi di gelosia, e poi dalle parole si passò ai fatti. L’indagine, svolta attraverso metodi tradizionali e attività tecniche, ha fatto emergere che Miccoli, durante tale litigio, avrebbe ripetutamente percosso la moglie procurandole un violentissimo trauma cranico. Lui, dal suo canto, si è sempre difeso, sostenendo la tesi di una caduta accidentale della moglie. Inoltre, fu sempre lui, probabilmente resosi conto della gravità del fatto, ad avvisare i soccorsi. La sua versione dei fatti però non ha convinto sin dal primo giorno i militari dell’Arma che sin dalle prime ore hanno battuto la pista del femminicidio. L’indagine, che ha visto in prima linea anche i militari dell’Arma della stazione di Santa Maria di Castellabate diretta dal maresciallo Santino Musto, è stata però particolarmente complicata anche per il contesto familiare in cui la tragedia è maturata. Al momento del violento litigio non c’era in casa nessuno dei quattro figli, tre maggiorenni e un bambina. All’epoca dei fatti, fu ascoltata anche la madre di lei, che però disse di trovarsi fuori casa. Eppure, qualcuno forse sapeva.
«Le indagini, spiace dirlo, non sono state aiutate dai familiari della vittima, che non hanno mai fornito un contributo utile alla ricostruzione dei fatti» ha sottolineato, infatti, il procuratore Itri. In più, gli investigatori non hanno potuto mai ascoltare la versione dei fatti della signora Della Torre perché la stessa non si è mai più ripresa dal 20 maggio. Fu ricoverata d’urgenza all’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, per poi essere trasferita presso la struttura sanitaria nel beneventano.
Fondamentale per l’accertamento della verità è stato anche l’esame autoptico svoltosi all’epoca dei fatti sul corpo della donna, dal quale sarebbe emerso chiaramente come la stessa sia stata più volte sbattuta con violenza su una superficie piana. Non è escluso, infatti, secondo gli investigatori, che anche negli anni addietro la 49enne fosse stata vittima di episodi di violenza da parte del marito. Intanto, è stato fissato per questa mattina alle 12, presso il carcere di Vallo delle Lucania dove l’uomo è rinchiuso da ieri, l’interrogatorio di garanzia alla presenza del suo legale difensore, l’avvocato Leopoldo Catena.