Tra le misure: tutela legale, tetto a rinnovi, no contenzione e relazione Garante detenuti. “È battaglia culturale”
Una “legge Mastrogiovanni” per riformare l’istituto del Trattamento sanitario obbligatorio che “a 39 anni dalla legge Basaglia nella sua applicazione concreta ha perpetuato una concezione manicomiale del trattamento psichiatrico”. A lanciarla oggi Radicali Italiani in una conferenza stampa alla Camera dei deputati, insieme ai familiari di cittadini morti proprio nell’ambito di una procedura di tso. Tra questi, Grazia Serra, nipote di Franco Mastrogiovanni il maestro elementare morto nel 2009 nel reparto psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania, al quale i radicali hanno intitolato simbolicamente l’iniziativa, Osvaldo Esposito e Adele Malzone, rispettivamente padre di Marcello e sorella di Massimiliano, entrambi deceduti nell’ambito di una procedura di Tso.
Al centro della proposta di riforma avanzata da Radicali Italiani: l’introduzione di una difesa tecnica e quindi di diritto di informazione e ricorso a beneficio di chi è sottoposto a tso, lo stop alla contenzione meccanica, la garanzia del diritto di visita all’interno dei reparti psichiatrici di poter comunicare con l’esterno, il limite al numero di rinnovi, oggi non previsto dalla legge, e la segnalazione di ogni rinnovo al Garante dei diritti delle persone private della libertà personale.
“Siamo di fronte a ‘un’emergenza culturale’. Psichiatri e giuristi tra i più illuminati segnalano come il ricorso al Tso sia spesso disposto con superficialità e sottovalutando la privazione della libertà che esso determina. Per questo vogliamo rafforzare il sistema di garanzie, introducendo per chi è sottoposto a tso le stesse tutele previste per le persone in stato di arresto”, spiega Michele Capano, tesoriere di Radicali Italiani e avvocato della famiglia Mastrogiovanni.
C’è “una straordinaria dissociazione culturale della normativa: chi si presuppone abbia commesso reato è tutelato dalle garanzie previste dall’art. 13 della Costituzione, per chi è vittima di eventuali patologie invece questo articolo si spegne e si assiste a una reificazione del corpo del malato mentale”, osserva il segretario dell’Unione camere penali Francesco Petrelli che ha preso parte alla conferenza. Sulla stessa linea l’avvocato Gioacchino Di Palma, riferimento dell’associazione Telefono Viola: “Le persone sono trattate pregiudizialmente come malati, è una battaglia culturale”. Una battaglia che il dottor Giorgio Antonucci, classe 1933, ha ingaggiato circa mezzo secolo fa al fianco di Franco Basaglia all’allora manicomio di Gorizia e che ancora oggi combatte nella convinzione che la “libertà è terapeutica”, come ha ribadito intervenendo telefonicamente a sostegno della “legge Mastrogiovanni”. A portare un saluto anche Gilda Losito dell’ufficio del Garante nazionale dei detenuti, che ha elencato le 4 condizioni da rispettare: “il tso deve rispondere a sintomi ben precisi, essere proporzionato alle condizioni di salute e definito un progetto terapeutico scritto e monitorato, e deve concludersi nel più breve tempo possibile”.
Lo stesso Garante nella sua relazione aveva denunciato la mancanza di statistiche specifiche sull’applicazione del Tso. Gli unici dati disponibili sono quelli relativi alle dimissioni, che descrivono un fenomeno enorme: quasi 11mila solo nel 2015. “si tratta di 30 al giorno”, sottolinea il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, “bisogna sottrarre questo tema allo scontro tra avvocati e psichiatri: le maggiori garanzie previste da questa riforma non pregiudicano l’efficacia della cura, a comprometterla sono invece gli automatismi burocratici e spersonalizzanti che ledono anche il lavoro dei medici. L’obiettivo fondamentale è aprire il dibattito nel paese su una questione trascurata da politica e media e la strada potrebbe essere una legge d’iniziativa popolare. Lo stiamo valutando”, conclude Magi.
Non solo: “Da quando abbiamo sollevato la questione abbiamo ricevuto diverse richieste di sostegno da parte di cittadini sottoposti a Tso, per questo stiamo anche pensando a un progetto di “soccorso civile” per aiutare la verifica della legalità delle procedure”, annuncia Michele Capano.