Il culto della pastiera: fra mito e tradizione

Eccoci al nostro terzo appuntamento dedicato alla Pasqua. La pastiera è sicuramente il suo simbolo per eccellenza, ma, forse, non tutti sanno che...

Di Bruno Sodano

Eccoci al nostro terzo appuntamento dedicato alla Pasqua. La pastiera è sicuramente il suo simbolo per eccellenza, ma, forse, non tutti sanno che…

Esiste un punto … fra Mergellina e Posillipo dove si può osservare tutto il golfo di Napoli… ed è li che vi voglio portare con l’immaginazione. Ci siete? siamo esattamente in via Orazio.

Adesso guardate attentamente in fondo, sulla sinistra… c’è tutta Mergellina, via Caracciolo e si arriva fino al Castel dell’Ovo. Alle spalle c’è il Vesuvio e continuando si vede Sorrento. Adesso guardate in basso, ci sono gli chalet e c’è la strada che porta fino a Posillipo. Ecco! Siete nel posto più bello di Napoli. Sono le 19.10 ed il sole inizia a tramontare… chiudete gli occhi ed ascoltate… la sentite??? C’è una voce soave, un canto celestiale, una melodia di gioia e amore. Aprite gli occhi… la vedete? È lei, SI è proprio lei: Partenope. La bella e sinuosa sirena che, affascinata dal golfo di Napoli, pare abbia fissato li la sua dimora, e ogni anno, in primavera, allieta gli abitanti del luogo con le sue armoniose e gioiose melodie. Tutto è molto magico. La leggenda narra che molti accorsero rapiti e affascinati, per portarle 7 doni, come il numero delle meraviglie del mondo. Ogni dono aveva un significato ben preciso:

La farina, è la forza;

La ricotta, omaggio di pastori come segno di ricchezza;

Il grano cotto nel latte, fusione fra regno animale e regno vegetale;

Le uova, simbolo di vita e riproduzione;

Le spezie, omaggio a tutti i popoli, anche quelli più lontani;

I fiori d’arancio, un chiaro richiamo alla primavera e ai profumi della terra campana;

Ed infine, non certo per importanza, è lo zucchero come segno di dolcezza della sirena. Felice, posò ai piedi degli Dei tutti i doni e, mescolandoli tutti, nacque la famosa ” pastiera napoletana “.

Ovviamente i tipi più fantasiosi e romantici come me stanno ancora pensando alla sirena e alla sua voce, ma, le persone più equilibrate vorranno sapere come nasce questo dolce tipico, in assoluto, della tradizione pasquale. Pare che in un monastero a Napoli, zona San Gregorio Armeno, ci fosse una suora che voleva creare un dolce che rappresentasse la resurrezione. Così, in serie, prese i doni su citati, e li iniziò a mescolare. Queste pastiere vennero poi confezionate e distribuite, dalle suore, per le mense della ricca borghesia e per le dimore patrizie.

Inoltre sembra che la pastiera sia stata l’unica cosa al mondo in grado di far sorridere Maria Cristina di Savoia, moglie di Ferdinando II di Borbone, figlia di Maria Teresa d’Austria, soprannominata ” la Regina che non sorride mai “. Così il marito burlone e ghiottone, provò evidente soddisfazione nel ricevere un sorriso in pubblico dopo che egli stesso riuscì a fargliela assaggiare, infatti esclamò: ” Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.

Questo famoso dolce, simbolo del risveglio della primavera, della resurrezione e quindi della Pasqua, viene preparato il venerdì santo o addirittura il giovedì. Diciamo che è uno di quei dolci che più passano i giorni più diventa buono. Si conserva fino a 10 giorni, meglio mantenerlo fuori dal frigo, almeno i primi giorni, anche perché perderebbe gusto. Di seguito vi riporto la ricetta originale napoletana che ad occhio e croce ha tipo 150 anni:

Per la pasta:

500 gr di farina

200 gr di strutto

200 gr di zucchero

3 uova intere

Un pizzico di sale

Per il grano:

200 gr di grano cotto

3 dl 1/2 di latte

1/2 buccia di arancia fresca

1 noce di strutto

1 cucchiaino di zucchero

1 bustina di vanillina

Per il ripieno:

240 gr di ricotta

170 gr di zucchero

3 tuorli e 3 albumi

1 pizzico di cannella

1 fialetta di essenza di fiori d’arancio

60 gr di frutta candita ( cedro, buccia d’arancio e cocozzata )

Procedimento:

Il giorno prima, facciamo cuocere nel latte, nelle quantità indicate, il grano con tutti gli altri ingredienti fin quando non si sarà creata una crema. Spegniamo

Il giorno seguente prepariamo la nostra pasta frolla mettendo in un recipiente tutti gli ingredienti nell’ordine: farina, uova, zucchero, strutto fuso ed il pizzico di sale. Volendo a piacere si ci può mettere anche la zest di limone ed arancia. Giriamo il tutto con un mestolo di legno e finiamo di impastare su piano da lavoro. La pasta frolla meno si lavora e meglio è. Avvolgiamo in pellicola trasparente e facciamo riposare in frigo per un’ora.

Passate la ricotta a setaccio in una terrina ed aggiungiamo metà parte di zucchero. Aggiungiamo i canditi e l’essenza di fiori d’arancio e mescoliamo bene il tutto. deponiamo in frigo a riposare. Con l’aiuto di una planetaria o con le fruste elettriche montiamo gli albumi a neve e mettiamo da parte, sempre in frigo, altrimenti la neve perde consistenza. Montiamo i tuorli con la restante parte di zucchero e facciamo lavorare per 5/6 minuti. Dopodiché aggiungiamo la ricotta ( precedentemente preparata ), il grano del giorno prima e continuiamo a lavorare. Spegniamo le nostre fruste e a mano aggiungiamo gli albumi montati a neve amalgamandoli al resto con un cucchiaio grande girando dal basso verso l’alto fino a rendere tutto molto omogeneo. Stendiamo la nostra pasta frolla e la sistemiamo nel ruoto precedentemente imburrato ed infarinato e versiamo il nostro ripieno. Con il resto della pasta frolla facciamo le striscioline e le sistemiamo in modo tale da formare dei rombi nei quali il ripieno sia scoperto.

Cuociamo in forno dolce 150/160° per un’ora o più. Il ripieno deve quasi completamente asciugarsi e rassodarsi e la pasta frolla deve essere bionda. Lasciamo raffreddare e, senza sformarla, spolverizziamo con lo zucchero a velo. Serviamo nella teglia.

Nel Cilento esiste una piccola variante. In alcune case la pastiera viene fatta utilizzando anche la crema pasticciera. In quel caso vi basterà unire insieme al grano 400 gr di crema pasticciera ed automaticamente da una pastiera di circa 24 cm di diametro ne faremo anche due .

Attendiamo come sempre i vostri feedback e se avete suggerimenti a riguardo, non esitate a scriverci.

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