Critiche da parte dell’esponente provinciale di Fdi-An
Lo scorso 28 febbraio, in attuazione dell’Atto Aziendale dell’ASL Salerno si è provveduto alla nomina di 4 Capi Dipartimento, sugli 8 previsti dalla nuova organizzazione:
Dipartimento dell’Emergenza e delle Reti Tempo Dipendenti
Dr. Giovanni D’Angelo(Direttore UOC Cardiologia del P.O. di Eboli)
Dipartimento Medicina Generale, Lungodegenza, Riabilitazione e delle Specialità Mediche
Dr. Mario Polverino(Direttore UOC Pneumologia del P.O. di Scafati)
Dipartimento di Area Critica
Dr. Raffaele D’Amato(Direttore UOC Anestesia e Rianimazione del P.O. di Battipaglia)
Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino
Dr. Salvatore Ronsini Direttore UOC Ostetricia e Ginecologia del P.O. di Vallo della Lucania
L’incarico è stato affidato in via provvisoria, per un periodo non superiore a 18 mesi, per consentire lo svolgimento delle procedure di costituzione e definizione degli organismi dipartimentali e dei relativi adempimenti, previsti dalla vigente normativa.
Sul caso non sono mancate polemiche. A suscitare malcontento la decisione di nominare Salvatore Ronsini al vertice del dipartimento della salute della donna e del bambino.
Ad alzare i toni Nanni Marsicano, consigliere di minoranza di Pisciotta e portavoce provinciale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.
“Nominato capo dipartimento un primario condannato dal Tribunale di Vallo della Lucania per mobbing”, tuona l’avvocato cilentano che fa riferimento ad una recente condanna in primo grado al dottore Ronsini. I fatti risalgono al periodo 2008-2010 e la denuncia è partita dalla dottoressa Costanza Scevola, all’epoca medico dirigente del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania. Secondo le accuse la ginecologa fu oggetto di atti persecutori da parte del primario Salvatore Ronsini ed altri suoi colleghi perché il marito, Giovanni Marsicano, all’epoca assessore del comune di Pisciotta, si sarebbe opposto ad un progetto immobiliare che riguardava Ronsini e la sua convivente, caposala all’ospedale vallese. Il “no” secondo l’accusa, avrebbe dato vita a ritorsioni. I giudici del lavoro hanno accolto parzialmente le istanze della dottoressa, disponendo un risarcimento danni.
“L’ASL è stata costretta a risarcire danni per 47.000 euro – ricorda Marsicano – sicuramente i vertici che hanno proceduto alla nomina non ne erano a conoscenza”. “Vedremo che provvedimenti saranno adottati per rimediare ad un vero e proprio scandalo”, conclude l’esponente di FdI-An.