Minoranza scrive a Prefetto, Corte dei Conti e Procura della Repubblica
SESSA CILENTO. Il vicesindaco Gabriele Falcione sarebbe incompatibile. E’ quanto sostiene il capogruppo della minoranza Francesco Lombardo attraverso una nota inviata al comune di Sessa Cilento, alla Procura della Repubblica e al Procuratore presso la Corte dei Conti.
Falcione, secondo Lombardo, nonostante si sia dimesso da consigliere comunale e sia attualmente vicesindaco – assessore esterno, risulterebbe comunque incompatibile.
Le motivazioni risalirebbero al 2015, quando alla guida del comune cilentano c’era proprio Francesco Lombardo. “In occasione della proposta di conferimento della cittadinanza onoraria al Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti (19 luglio 2015) – spiega l’ex sindaco – Gabriele Falcione e Nicolino Agresti, consiglieri di opposizione, nonostante i chiarimenti e le sollecitazioni del sindaco, si astenevano da voto legittimamente, assumendone per intero la responsabilità”. Falcione, in particolare, affidava in una nota le ragioni della sua astensione ritenendo di non essere certo “che il Procuratore Nazionale Antimafia riterrà opportuno che a conferirgli la cittadinanza onoraria siano amministratori che nel corso di questa legislatura non abbiano dimostrato di inseguire compiutamente i principi della buona amministrazione, della imparzialità e della economicità”.
L’amministrazione in carica, ritenendo le sue dichiarazioni diffamatorie, presentava querela contro il consigliere affidando incarico al legale Franco Maldonato di rappresentare l’ente in giudizio. Pertanto, considerato che ad oggi il giudizio è ancora pendente e la delibera con la quale si decideva di agire legalmente non è mai stata revocata, Falcione sarebbe incompatibile.
Di qui la richiesta al Prefetto di verificare se gli atti amministrativi posti in essere dall’attuale vicesindaco siano nulli o annullabili; alla Procura della Repubblica se vi siano ipotesi di reato nella nomina ad assessore-vicesindaco di un cittadino in conflitto d’interesse con l’ente; infine alla Corte dei Conti di verificare eventuali danni erariali.