Pierluigi Iorio: Cappuccio non chieda agli attori di lavorare gratis.

Polemiche sul un progetto per il Napoli Teatro Festival. 20 attori campani che dovrebbero lavorare in forma gratuita.

Di Barbara Maurano

Negli scorsi giorni il neodirettore del Teatro Napoli Festival, Ruggero Cappuccio, ha annunciato la collaborazione del regista Nekrosius. Il progetto coinvolgerà 20 attori campani che dovrebbero lavorare in forma gratuita.

Si avvicina il Napoli Teatro Festival, la più grande rassegna teatrale e culturale d’Italia, giunta alla decima edizione. Lo scorso anno il Napoli Teatro Festival ha fatto tappa anche al Teatro “Eduardo De Filippo” di Agropoli con lo spettacolo “The Final Party – L’ultima festa”, messo in scena dall’Ensemble Leporello, con testi raccolti dall’opera di Anton Checov. Quest’anno la direzione artistica del Festival è stata affidata a Ruggero Cappuccio che, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, ha dato alcune anticipazioni sulla novità della manifestazione. Ne parliamo con Pierluigi Iorio, direttore artistico del Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli, che, lo scorso anno, ha fortemente voluto che il Festival facesse tappa ad Agropoli con uno spettacolo di grande spessore culturale e artistico.

Sul Corriere del Mezzogiorno si legge che Ruggero Cappuccio sia riuscito ad ottenere una collaborazione triennale con Eimuntas Nekrosius, che sarà a Napoli per lavorare con 20 attori napoletani e campani, scelti tra chi risponderà ad un bando di partecipazione.

Attori che, però, lavoreranno gratis, a quanto si legge. Spero davvero che sia un errore del giornalista. Di sicuro Nekrosius è uno dei più grandi registi del mondo e, per quanto non sia una novità per l’Italia, è un onore e un vanto che sia coinvolto nel progetto. Chiedere, però, ad attori professionisti di lavorare per tre anni in forma del tutto gratuita, vuol dire svilire ancora di più una professione già costretta a fare i conti, tutti i giorni, con doppiolavoristi e pseudo attori che stanno distruggendo l’immagine e la nobiltà di una professione che non può essere improvvisata. Sottomettendo gli attori professionisti al lavoro gratuito, si dà un messaggio sbagliato. Così come è sbagliato cavalcare l’onda della risonanza mediatica del nome altisonante a discapito della professionalità di chi, ogni giorno, combatte per portare avanti progetti di reale valore culturale, magari in territori culturalmente depressi e disagiati. Il Festival più importante d’Italia non può partire con queste premesse. Spero davvero che sia un errore del giornalista altrimenti a Ruggero Cappuccio spetterà una secca smentita. Chi organizza rassegne e festival non perda di vista il reale senso di tali manifestazioni: formare le menti e sensibilizzare il pubblico, aiutando le produzioni giovani e i nuovi linguaggi, possibilmente prestando attenzione alle tematiche sociali. Sempre dando il giusto valore alla professionalità.

Purtroppo stiamo andando sempre più verso una deriva “avanspettacolistica”, il ritorno a uno dei periodi più tristi del teatro italiano, durante il quale gli attori, pur di esibirsi, per pochi minuti, tra le proiezioni delle sale cinematografiche, accettavano pochi spiccioli. Manifestazioni come il Napoli Teatro Festival dovrebbero fare la differenza e non acuire questo fenomeno.

Nell’intervista Ruggero Cappuccio non cita il Cilento tra le tappe di quest’anno. Meraviglia quest’assenza anche perché il novello direttore artistico, nativo di Serramezzana, è l’ideatore di Festival Segreti d’Autore che si tiene ogni estate nel Cilento. Come interpreta quest’assenza?

 Anche qui spero che sia una mancanza dettata dalla fretta. Si parla di un “festival diffuso”. Credo che un nativo del Cilento sappia bene cosa vuol dire coinvolgere la propria terra in un progetto culturale. Voglio credere che non lo abbia dimenticato strada facendo.

Insomma Ruggero Cappuccio parte con il botto ma inciampa…

Ma ci sono, naturalmente, anche delle note positive: la scelta di Palazzo Reale come “casa” del Napoli Teatro Festival è un segnale importante, dettato dalla voglia di captare il fermento artistico di una città come Napoli, capitale culturale del Mezzogiorno, dal suo cuore. Nulla da dire neanche sui (pochi) nomi e spettacoli e sui prezzi (bassi) dei biglietti annunciati. La presenza di Nekrosius è certamente un aspetto molto positivo ma, da queste prime dichiarazioni, sembra mancare un processo culturale più ampio, vittima forse di un pressapochismo sulla valorizzazione delle professionalità che sono il vero valore di Festival importanti come questo. Si tratta, tuttavia, di prime dichiarazioni. Sono sicuro che, a presentazione ufficiale del progetto, le cose saranno più chiare e, soprattutto degne del Napoli Teatro Festival.

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