Accade a Novi Velia
NOVI VELIA. Sta facendo discutere il manifesto fatto affiggere nella giornata di ieri dal gruppo di maggioranza, “Battiti per Novi” nelle vie del paese. Il riferimento è chiaro: la recente sentenza della Corte d’Appello che, confermando il giudizio di primo grado, ha ammesso la compatibilità del doppio ruolo di sindaco e consigliere regionale di Maria Ricchiuti.
La decisione ha assunto particolare rilevanza poiché, oltre a fare chiarezza su una vicenda che andava avanti da circa due anni, sotto l’aspetto giurisprudenziale è la prima ad aver applicato la L.R. n. 16/2014 (art. 1, commi 212 e 217), con la quale la Regione Campania ha disciplinato, tra l’altro, la materia dell’incompatibilità tra le cariche di Consigliere Regionale e di Sindaco di Comune con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Non è tuttavia l’esito del giudizio a far discutere ma i contenuti del manifesto sul quale compare un grosso dado e la scritta a caratteri cubitali “Il Dado è tratto” seguito dal richiamo al numero della sentenza della Corte d’Appello. Fin qui nulla di strano, ma è la parte seguente che ha suscitato malcontento. “Evviva Maria… e chi la creò” si legge nel testo firmato con il simbolo del gruppo “Battiti per Novi”. A piè di pagina un’ulteriore scritta “Arrivederci al 2019” (ovvero alla data delle prossime elezioni) con riferimento agli esponenti dell’opposizione ed in particolare al consigliere di minoranza Pina Speranza che insieme ai cittadini Donato Maiese, Ugo Romaniello ed Angelo Giuliano avevano firmato e consegnato al protocollo del Comune di Novi Velia, la contestazione dell’esistenza di una sopravvenuta causa di incompatibilità a carico del primo cittadino.
Nelle vie di Novi Velia si discute del manifesto: c’è chi lo considera semplicemente ironico, altri pensano si sia trattato di un’esagerazione del gruppo di maggioranza. L’ex capogruppo e consigliere di “Battiti per Novi”, Valeria Romanelli, non ha esitato a definire il manifesto “di cattivo gusti”, altri lo ritengono offensivo e c’è addirittura chi lo etichetta “blasfemo”. Da Palazzo di Città nessuna replica, il manifesto già dice tutto.