Ex pusher si racconta a giornale napoletano: il business della droga non morirà mai. L’omicidio Vassallo? La droga non è l’unico motivo
POLLICA. “Già negli anni ’80 la camorra ha messo le mani su Acciaroli”. La rivelazione choc arriva dalle pagine di Napolitan, in un articolo a firma di Luciana Esposito che ha raccolto la testimonianza di un ex pusher. Quest’ultimo, ormai fuori dal giro dello spaccio, ha raccontato come il paese sia sotto i riflettori dei clan camorristici e come lo spaccio di droga avvenga con facilità vista l’assenza di controlli.
“La camorra ad Acciaroli – si legge nell’articolo – non è entrata in punta di piedi, ma di prepotenza, appena ha fiutato l’odore della macchina da soldi”. Tutto sarebbe iniziato con l’acquisto di una pizzeria, nei primi anni ’80. Sarebbero stati i Mazzarella i primi a colonizzare il territorio avviando il traffico della droga
“A gestire lo spaccio della cocaina è sempre stato solo un clan che, a un certo punto, arriva ad allearsi con la ‘ndrangheta calabrese, per risolvere il problema dell’approvvigionamento. La droga arrivava da mare, sui pescherecci ed anche la gente del posto sarebbe stata coinvolta.
L’ex pusher racconta anche di aver trovato lavoro per diverse estati in una struttura alberghiera del posto: “mi serviva per rendermi non solo più insospettabile, ma anche più facilmente individuabile per i clienti – racconta – Tanto, le forze dell’ordine, tutt’oggi, nonostante la morte di Vassallo, si accaniscono sui pesci piccoli”. Proprio le forze dell’ordine sarebbero il problema: “È risaputo che ad Acciaroli non c’è controllo da parte delle forze dell’ordine. È brutto da dire, ma il segnale più forte che rassicura chi va ad Acciaroli armato di cattive intenzioni è proprio la morte di Vassallo”.
“Nel momento in cui hanno ucciso un sindaco, un civile, hanno condannato a morte quel paese. Ad Acciaroli il business della droga non morirà mai. Hanno preferito far morire un sindaco pur di non rinunciare a quel business, ma la droga non è l’unico motivo per cui Vassallo è stato ucciso, soprattutto se è stato veramente il brasiliano a premere il grilletto. Bruno era un criminale, ma non un assassino. Se è stato lui, l’omicidio gli è stato commissionato, ma non ha logica pensare che lo ho ucciso, come hanno detto, per vendetta. L’estate era finita, aveva guadagnato bene, aveva davanti un altro anno per rafforzare il suo potere e coprirsi ancora d più le spalle”.