Il comune gli aveva conferito la cittadinanza onoraria. Sindaco Farro: «Torchiara perde un suo illustre e prestigioso figlio»
Avrebbe compiuto 96 anni il 30 di novembre ma il beffardo destino ha voluto che il suo cuore si fermasse ad un giorno dal notevole traguardo. Era il 30 novembre del 1920 quando a Roma nacque Claudio Pavone, uno dei più grandi storici del ‘900, da una famiglia borghese originaria del Cilento e, nello specifico, del centro collinare di Torchiara. La famiglia dello studioso ha i suoi natali nel borgo cilentano dove ne sorge a tutt’oggi la dimora, un antico e affascinante palazzo in pieno centro storico. La vita di Claudio Pavone, nonostante si sia sviluppata maggiormente lontana dal suo territorio, è molto legata a Torchiara. La grande proprietà di famiglia è stata, anni fa, donata al Comune che ne fece uno spazio pubblico da destinare a varie e numerose attività ricreative e culturali. Negli ultimi anni Pavone era spesso nel Cilento per trascorrere dei periodi di vacanza insieme alle figlie e per godere della pace, della tranquillità e del silenzio tipica dei piccoli paesi. Il legame tra Claudio Pavone e Torchiara è stato così forte che nel 2011 l’allora amministrazione guidata dal sindaco Raffaello Gargano, con delibera votata all’unanimità, decise di conferirgli la cittadinanza onoraria. Per varie vicissitudini, legate agli impegni e ai problemi di salute di Pavone, il riconoscimento fu consegnato nell’estate dal 2015 dal sindaco Massimo Farro, già in maggioranza nella precedente amministrazione: «Insignire quell’illustre studioso, indiscusso protagonista della storiografia del ‘900, è stato per me un grande onore – spiega il primo cittadino Massimo Farro – Claudio Pavone ha rappresentato un orgoglio per tutta la cittadina, uno dei tanti figli di Torchiara che si sono distinti a livello nazionale ed internazionale. La notizia della sua scomparsa ha lasciato in tutti noi una grande tristezza ma porteremo sempre il ricordo di una bellissima persona». La figura di Claudio Pavone è conosciuta a tutti gli studiosi della storia recente del nostro Paese, in particolare del periodo della Resistenza. Il suo più grande scritto è “Una Guerra Civile”, edito nel 1991, nel quale con coraggio sosteneva che la guerra di Resistenza portata dagli eroi Partigiani contro l’invasione nazifascista è stato sì un movimento di Liberazione, ma anche una vera e propria guerra che si può leggere in tra diverse forme: patriottica contro l’invasore tedesco rappresentato dalle SS, civile tra italiani fascisti e italiani antifascisti, e di classe tra rivoluzionari e classi borghesi. Una definizione, quella di Guerra Civile, che la Sinistra partigiana per lungo tempo non ha accettato e che tanto ha fatto discutere negli ambienti intellettuali di tutta Italia. Oggi quelle parole dividono gli storici tra coloro che le hanno fatte proprie e chi, invece, ancora non le accetta. A far crescere in Pavone questa vena leggermente critica nei confronti della Resistenza e dei modi utilizzati dai combattenti furono le immagini a cui assistette il 25 aprile del 1945. Nel giorno della Liberazione, Pavone era a Milano e davanti a lui alternavano, nella più totale anarchia, scene di giubilo, di festeggiamenti, di amora per la fine del conflitto e momenti di morte, di dolore, di sacrificio, di vendetta. “Una Guerra Civile” prende inoltre le mosse dal volume “Les idées politiques et sociales de la Resistànce”, che parla della Resistenza francese e che ne approfondisce le varie vicende. Nel suo scritto Pavone parla della Resistenza da fine conoscitore della stessa, infatti nell’autunno del 1943 vi prese parte pagando quella sua scelta anche con il carcere, prima a Roma e poi in quel di Castelfranco Emilia. Anni difficili che rendono ancor più deciso il suo pensiero antifascista, un’idea che non lo abbandonerà mai. Il suo pensiero politico non sarà, però, all’opposto di quello fascista, quel neonato PCI di Togliatti, ma più vicino alla sinistra socialista che in Vittorio Foa vedeva una delle figure maggiormente rappresentative. Al fascismo non fece mai sconti, condannando sempre le azioni dei seguaci del regime dittatoriale di Benito Mussolini. La vita di Pavone non è legata solo a saggi del periodo della Seconda Guerra Mondiale ma anche al suo impegno nell’Archivio Centrale dello Stato e alla carriera universitaria. Negli anni ’70 e fino alla pensione è stato professor a Pisa. Da qualche anno, vista anche la non più giovanissima età, lo studioso era a riposo e le sue frequentazioni con Torchiara erano notevolmente aumentate. Nel mese di settembre i suoi ultimi giorni trascorsi nel borgo cilentano quando si concesse anche delle passeggiate, accompagnato dalle proprie figlie, per il centro storico. Lo storico verrà sepolto nel cimitero di Torchiara, presso la tomba di famiglia dove riposano i suoi avi. La tumulazione avverrà nella mattinata di venerdì 2 dicembre.