I giudici amministrativi hanno ritenuto infondate le ragioni della soppressione
SALA CONSILINA. Il carcere di Sala Consilina potrebbe riaprire i battenti. Questo almeno secondo quanto deciso dai giudici del Tar Campania, sezione distaccata di Salerno, che hanno accolto il ricorso presentato dal comune di Sala Consilina contro il Ministero della Giustizia, respingendo tutte “le eccezioni d’inammissibilità del ricorso, sollevate dalla difesa dell’Amministrazione della Giustizia” e riconoscendo l’interesse dell’amministrazione comunale valdianese ad impugnare il decreto soppressivo della Casa Circondiale. Secondo il tribunale, in particolare, il provvedimento di soppressione viola “immotivatamente e ingiustificatamente” il principio della territorialità, privando “un vastissimo territorio, coincidente con il circondario del Tribunale di Lagonegro, di un istituto penitenziario con ingiustificato pregiudizio per la comunità locale e per gli operatori del diritto (oltre che, s’osserva, per gli stessi detenuti e per le loro famiglie)”.
Ritenuta fallace dai giudici amministrativi, inoltre, anche la motivazione economica della soppressione del carcere considerato che “L’impugnata soppressione costringe l’Autorità Giudiziaria di Lagonegro ad utilizzare una delle seguenti strutture penitenziarie, tutte esterne al circondario del Tribunale: – casa circondariale di Castrovillari (CS), distante circa 75 km e con tempi di percorrenza di 1 ora e 15 min.; – casa circondariale di Potenza, distante oltre 100 km e raggiungibile in 1 ora e 30 min.; – casa circondariale di Vallo della Lucania, distante circa 100 km e raggiungibile in 1 ora e 10 min.; – casa di reclusione di Eboli, distante 100 km, con tempi di percorrenza superiori a un’ora; mentre la Casa circondariale di Sala Consilina distava, dal Tribunale di Lagonegro, solo 40 km e i tempi di percorrenza erano inferiori ai 30 minuti”.
“Orbene – si legge nella sentenza – se si scorre il testo dell’impugnato D. M. del 27.10.2015, di soppressione della casa circondariale di Sala Consilina, non si trova il benché minimo accenno alle tematiche, pur considerate centrali, sia a livello legislativo, sia nella stessa prassi attuativa del Ministero della Giustizia, della territorialità dell’esecuzione penale e del suo corollario, del massimo avvicinamento delle strutture carcerarie ai detenuti, alle loro famiglie, ai loro difensori, più in generale al contesto territoriale di riferimento”. Di qui la decisione accogliere la richiesta dell’amministrazione comunale di annullare il provvedimento del Ministero della Giustizia, condannato al pagamento delle spese e dei compenti relativi al giudizio.