Incontro con Nicola Gratteri, uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ‘ndrangheta
Ad Agropoli, nello splendido scenario del Castello aragonese, incontro Nicola Gratteri uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ‘ndrangta. Ha indagato sulla strage di Duisburg e sulle rotte internazionali del narcotraffico. Insieme a Antonio Nicaso ha pubblicato per Mondadori diversi saggi. E’ qui per presentare il suo ultimo lavoro editoriale: Oro bianco, un viaggio verso il mondo della droga ,in particolare la cocaina che è la principale fonte di finanziamento per la ‘ndrangheta.
Dottore, ha in mente una soluzione per fermare il narcotraffico? No ,in questo momento stiamo pareggiando la partita ,non per colpa nostra o per i mezzi esigui, noi sequestriamo solo il 10% della cocaina che passa. Vuol dire che le regole che ci sono non vanno bene.Bisogna modificarle. Se avessimo una diversa Onu(Organizzazione Nazioni Unite) , potremmo risolvere il problema. Purtroppo l’Onu è troppo debole. Se fosse un organismo di peso, si dovrebbe andare in Colombia, Bolivia e Perù – i tre Paesi produttori di cocaina al mondo – e dire che siccome i governi locali non sono stati in grado di risolvere il problema della coca, lo faranno le Nazioni Unite.
Come? I caschi blu scendono sulla terra rossa della foresta amazzonica e parlano con i cocaleros. Se coltivando la coca guadagnano 100 e coltivando granturco guadagnano 40, l’Onu si impegna a dare il 60% del mancato guadagno. Con i caschi blu che restano sul posto e controllano se effettivamente si sta coltivando granturco. In questo mondo risolveremmo il problema del traffico di cocaina con un terzo della spesa che il mondo occidentale spende per contrastare le narcomafie . Ma risolveremmo anche il problema del riciclaggio, di una economia drogata dal libero mercato. Il problema della ‘ndrangheta oggi non è quello di arricchirsi, ma di giustificare le ricchezze. La fatica per loro ora è far uscire alla luce del sole i milioni messi da parte.
Con cosa? I clan sono entrati nel business grazie all’enorme liquidità che avevano accumulato coi sequestri di persona negli anni 80. I guadagni oggi sono enormi. I narcos si consorziano tra loro per vendere migliaia di chili di droga, così fanno i calabresi per saturare il mercato e decidere i prezzi. Pensa ad un grossista di meloni che va in Puglia e compra 4 o 5 campi per stabilire il prezzo dell’annata. Così, acquistando 8 mila kg di cocaina insieme, riesci ad avere prezzi bassissimi: anche 1200 euro al chilo, e parliamo di coca pura al 98%. ,tagliandola si ricavano fino a quattro chili, che al dettaglio si vendono a 50 euro al grammo, cioè 50.000 euro al chilo.
Solo la ‘ndrangta si arricchisce in Italia con il commercio dell’oro bianco? No, non solo .Per il momento decide il mercato. Però la ‘ ndrangta riesce a dare maggiori garanzie ai cartelli del narcotraffico. Prendiamo ad esempio la Camorra. Quest’ultima è una mafia leggera nell’arruolamento dei picciotti e nel rispetto delle regole, mentre la ‘ndrangta è dura, cruda, asciutta. Per arruolarsi serve un anno e mezzo di tirocinio. Al cospetto del capo c’è anche un garante, che paga anche con la vita il comportamento scorretto del nuovo affiliato.
Per sconfiggere definitivamente le mafie cosa è necessario fare? Non si possono sconfiggere del tutto,si possono però contenere. Bisogna effettuare grandi riforme al sistema penale, al sistema processuale e a quello detentivo. Al momento la partita tra Stato e mafia è in pareggio. Ai giovani dico che delinquere non conviene. E’ importante, invece, studiare per costruire il proprio futuro.
ll 10 settembre a Padula le è stato conferito il prestigioso Premio Internazionale Joe Petrosino, dato a magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine e della società civile che si sono distinti nella lotta contro le organizzazioni criminali e in favore della legalità. Che significato ha per lei?
Il premio mi inorgoglisce, mi fa andare avanti anche si ci sono mille difficoltà. Si sente un eroe? No. Sono solo un servitore dello Stato.