Ancora allarme per il cinipide del castagno. Problemi anche in Cilento

La Coldiretti lancia l'allarme: il problema è ancora forte, serve intervento della Regione Campania

Di Redazione Infocilento

La Coldiretti lancia l’allarme: il problema è ancora forte, serve intervento della Regione Campania

Il problema del cinipide – che in quattro anni ha messo in ginocchio il settore castanicolo della provincia di Salerno – non è superato nonostante una timida ripresa dei raccolti nel 2015. Lo sottolinea in una nota il direttore di Coldiretti Salerno, Enzo Tropiano. Nel salernitano sono quasi 5mila gli ettari vocati alla castanicoltura: i principali comuni sono Acerno (con quasi 700 ettari), Magliano Vetere, Roccadaspide, Stio Cilento, Sicignano degli Alburni, Calvanico, San Cipriano Picentino e Giffoni Valle Piana. Coldiretti Campania ha inviato un documento all’attenzione di Maurizio Petracca, presidente della Commissione regionale Agricoltura, con proposte operative affinché la Regione Campania agevoli i castanicoltori da anni alle prese con la lotta al cinipide. “Attendiamo risposte concrete – sottolinea Tropiano – affinché si ponga fine ad una emergenza che dura da troppi anni per il comparto castanicolo, settore strategico soprattutto nelle aree dell’entroterra”. Coldiretti Campania ha delineato otto proposte: chiesta l’attivazione della misura 4 del PSR 14/20, con priorità alle aziende castanicole negli investimenti agronomici. Sempre sulla nuova programmazione si chiede di attivare a stretto giro le misure 5, 1 e 2, relative rispettivamente a ripristino del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali, al trasferimento di conoscenze e ai servizi di consulenza. Inoltre si propone di attivare la misura 16.6 che agevola la produzione di energia rinnovabile da biomassa. Sollecitata la conclusione delle istruttorie per le calamità 2012 e 2014 a valere sul decreto legislativo 102. Coldiretti Campania, infine, propone di avviare l’iter per una nuova legge regionale sulla castanicoltura, che regolamenti le buone pratiche agronomiche, e fa appello alla Regione affinché solleciti il Ministero nella classificazione definitiva del castagno come essenza forestale o frutticola.

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