“Teste mozze” di Franco Maldonato. Oggi pomeriggio alle 17 al Palazzo della Cultura di Vallo della Lucania.
Oggi pomeriggio nel Palazzo della Cultura di Vallo della Lucania verrà presentato, “Teste mozze”, un romanzo storico dell’avvocato saprese Franco Maldonato, già autore di altre pubblicazioni come “La rivolta di Sapri – Cronaca di una sollevazione popolare nel Mezzogiorno degli anni Settanta”,” Mezzogiorno nuovo e antico”, “La staffetta-Classi dirigenti e nuove autocrazie nell’ultimo Sud” e “Gioacchino Murat, Re di Napoli”. Ho approfittato dell’occasione per scambiare due chiacchiere con lui.
Avvocato, questo libro prende spunto dalla nostra storia, ma oltre ad essere uno studio con finalità divulgative, è un romanzo. Un gesto creativo quindi che attinge al nostro patrimonio culturale immateriale per generare e tramandare valore e valori. Uno spunto per generare cultura, per tramandare esperienze, senza però cadere nella prassi delle declinazioni folcloriche cui noi siamo abituati. Quanto e in che modo, secondo lei, il nostro contesto, il nostro patrimonio culturale immateriale, può costituire un momento di sviluppo?
Al di là dell’incidenza sul piano identitario, la riscoperta delle radici da un punto di vista storiografico contribuisce a diffondere la consapevolezza di questi nostri giacimenti culturali spesso trascurati, per vari motivi, soprattutto dalla classe dirigente. Eppure è una storia che s’intreccia nella grande storia nazionale ed europea la cui riscoperta e la cui valorizzazione può portare e deve mirare al perfezionamento di un’offerta turistica più ampia e più consapevole.
In questo romanzo lei narra di Costabile Carducci, carbonaro cilentano originario di una Capaccio di metà ‘800, in cui vi erano due famiglie dei De Marco e dei Bellelli – questi ultimi parenti del pittore francese Edgar Degas il quale li rappresenta in un dipinto oggi al Musée d’Orsay di Parigi. Queste due famiglie, sostanzialmente in posizione dominante, condizionavano la vita politica e sociale della comunità e, come indicava lo storico e studioso dei problemi politici e sociali del Sud, Leopoldo Cassese, «strette da parentela e da vincoli di interesse, dominavano la vita comunale e non consentivano che altri potessero pretendere di gareggiare con loro»: una storia profondamente attuale che mostra come noi, oggi, siamo legati a doppio filo al nostro passato. La mia domanda è: qual è, secondo il suo punto di vista, la lezione che noi, attori del contesto contemporaneo, possiamo trarre dalla storia personale e civile di Costabile Carducci. In che modo cioè noi possiamo far nostra e attualizzare l’esperienza di questo giovane eroe.
Un aspetto cruciale della vita di Costabile Carducci è che lui decise fin da subito di non prendere parte alla contesa tra le famiglie e di non lasciarvisi invischiare sostenendo l’una o l’altra o ponendosi contro l’una o contro l’altra. Si determinò verso gli aneliti rinnovatori del suo tempo, quelli che affrontavano alla base le cause della miseria e del sottosviluppo, facendo una scelta che lo elevò al di sopra delle beghe di paese ed è proprio questo il messaggio che i giovani dovrebbero cogliere: scegliere di consumare qui la propria esistenza con pienezza e responsabilità. L’originalità di questo personaggio sta nell’interpretare la politica non come momento o strumento di emersione personale, ma comprese come la politica sia dedizione per gli altri e per la propria terra. Un messaggio generazionale rivolto a tutti i giovani che s’interessano e sono attivi, civicamente e politicamente, a orientarsi verso le forme più nobili di questo loro impegno.
Avvocato, avevo preparato un’ultima domanda, “perché leggere questo romanzo?” ma non voglio più fargliela perché dopo questa chiacchierata mi è già venuta voglia di leggerlo.