Non posso recarmi ad Ascea Marina e tornare amareggiato. Il luogo possiede posti di grande suggestione, ricchi di natura e cultura che l’uomo sta piano piano aggredendo per scopi non sempre compatibili.
Mi riferisco alla lunga spiaggia con duna fiorita rimasta ancora libera, alla duna arcaica a ridosso di questa, alla collina geosito le cui propaggini scendono fino al mare, alla torre del telegrafo posta sulla collina, ai lavori per un impianto ricreativo e sportivo realizzato dal comune.
Ultimamente la duna fiorita di giglio di mare è stata transennata e provvista di passerelle in legno che portano alla spiaggia ( l’anno passato la Caretta caretta vi ha deposto le uova) e al mare cristallino: unico intervento questo del Parco che ritengo utile e non invasivo. Invece il Parco è intervenuto sempre recentemente sulla duna arcaica, ovvero su l’ultimo pezzo rimasto libero da insediamenti turistici . l’area è ricca di biodiversità come il giglio di mare, la macchia bassa mediterranea a Quercus ilex e ginepro, la Genista cilentana, rarissimo endemismo del Parco nazionale del Cilento. Transitando sulle passerelle, di cui parlerò in seguito, ho incontrato anche un’ area umida con la sua vegetazione tipica.
Le passerelle, appunto, collegano in un lungo giro sei piattaforme e sette casotti (uno adibito a bagno chimico), sempre tutti di legno: ultimo intervento del Parco realizzato in questa area sotto la collina.
Tale lavoro a dir poco inutile e costoso porta le firme del direttore e dell’ufficio tecnico del parco e vogliono essere lavori di “Fruibilità sostenibile”, ovvero di “Attività sportive e di educazione ambientale”nel Sic “Stazione a Genista cilentana di Ascea” . Questo poderoso intervento realizzato nel Sic è in assi di legno e poggia su palafitte, evidentemente per non danneggiare l’endemismo suddetto.
Non dimentichiamo il geosito della collina che brilla da lontano per le vene di calcite piegate da intensa tettonizzazione, e la Torre del telegrafo, lasciata in abbandono, sebbene rappresenti un ricordo storico per il Cilento. Nella torre era posto un telegrafo ottico, ricordato anche dal giovane viaggiatore inglese Arthur J. Strutt che nel 1840 si avventurò a piedi insieme ad un amico in questi luoghi impervi e pericolosi. Da questo telegrafo partì sicuramente la notizia dei Moti del 1828 sostenuti e organizzati dal Canonico De Luca. Moti rivoluzionari soppressi crudelmente dai Borbone.
Con i fondi, tra l’altro europei, si poteva tranquillamente restaurare la torre e ricostruire il telegrafo ottico, a parer mio reale esempio di cultura storica e ambientale.
Dulcis in fundo, il comune di Ascea sta realizzando sempre a ridosso della duna fiorita un “impianto sportivo e ricreativo”, costo 400 mila euro, collegato alla collina con una pista ciclabile in cemento.
Questa è la tutela e valorizzazione prevista per legge di un SIC dove esiste la Genista cilentana, rarissimo endemismo del Parco nazionale patrimonio dell’Unesco.