Fondi europei, De Luca: 6 miliardi per la Campania. Investimenti anche in Cilento

Il territorio sarà oggetto di interventi in ordine alla mobilità, al problema idrogeologico e alle questioni ambientali.

Di Giuseppe Di Vietri

Il territorio sarà oggetto di interventi in ordine alla mobilità, al problema idrogeologico e alle questioni ambientali.


Ieri mattina nella suggestiva location di Villa Pignatelli in Napoli il governo della regione ha presentato il contributo che la Campania darà in attuazione della strategia Europa 2020 che punta ad una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. La maggior parte dei fondi è destinata alla politica di coesione, ossia fondi indirizzati ai paesi e alle regioni con un ritardo di sviluppo, in maniera tale che essi possano ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tuttora esistenti nell’Unione Europea. Nella villa di Riviera di Chiaia, è stato presentato quindi il POR FESR Campania, il Programma Operativo Regionale sui Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale che mira a consolidare la coesione economica e sociale regionale investendo nei settori che favoriscono la crescita al fine di migliorare la competitività e creare posti di lavoro. Questo Programma è tra i più grandi in Europa e la dotazione finanziaria supera i quattro miliardi di euro (4.113.545.843,00 euro) a cui si affiancano gli oltre ottocento milioni del Fondo Sociale Europeo e il miliardo e otto del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), per un una cifra complessiva che si aggira intorno ai 6 milardi di euro che, secondo il Governatore De Luca, possono essere una rivoluzione produttiva, identitaria, di riqualificazione e di sviluppo che non possiamo perdere. Ci troviamo al cospetto di grandi opportunità a cui tutti noi dobbiamo guardare con attenzione perché potenziali beneficiari non sono solo gli enti pubblici, ma anche le PMI, le università, le associazioni, le ONG e le organizzazioni di volontariato che posso presentare un progetto chiedendo che venga finanziato. Oltre a queste opportunità vi sono di pari passo grandi responsabilità proprio perché, come hanno sottolineato i vari relatori e in primis Charlina Vichera, non è importante quanti soldi arrivano ma come vengono utilizzati. Come ho avuto modo di indicare in un precedente articolo, i relatori hanno sottolineato l’importanza di rafforzare il carattere strategico delle azioni e soprattutto prestare attenzione ai risultati: non interventi autoreferenziali ma risultati strategiamente orientati e monitorati, in un regime di collaborazione tra enti, cittadini e stakeholder. A questo si aggiunge secondo il Piano Juncker la necessità di variegare le fonti di sostengo finanziario alle progettualità facendo ricorso anche a risorse private. In una sala più che gremita vari relatori si sono alternati ponendo punti di vista importanti che qui per ragioni di spazio non possono essere riportati. Riporto brevemente l’intervento dell’architetto Stefano Boeri il quale ha riflettuto come “oggi in Europa, a vincere la competizione, per attrarre investimenti e per modernizzare le infrastrutture, non sono le singole città, ma sono dei sistemi, sono dei cluster, e questi cluster hanno bisogno di una cosa fondamentale che è una risorsa di una identità distintiva, come risorsa in cui coniugare innovazione e tradizione.”. Altro intervento è stato quello di Alessio Fasano del Massachusetts General Hospital il quale ha evidenziato come negli interventi pubblici, sopratutto nel Mezzogiorno, manchino delle aspettative di ritorno sugli investimenti senza cultura dei risultati e che, per uscire dalla crisi, c’è la necessità di una maggiore umiltà da parte del mondo accademico, politico, istituzionale, purtroppo legati ad una logica di diretto profitto individuale degli interventi e non di di interesse collettivo. Sulla stessa lunghezza d’onda, contro la balcanizzazione della spesa e contro l’utilizzo dei fondi europei come strumenti per fare clientele politiche ed interventi senza programmazione che spesso hanno declinato la riqualificazione soltanto in termini di arredo urbano, anche il Governatore Vincenzo De Luca, il quale ha sottolineato come la Campania non abbia a disposizione tempi biblici e che in Regione verranno individuati dei responsabili dei progetti i quali saranno delegati al loro monitoraggio anche e sopratutto in corso d’opera, minacciando la revoca del finanziamento a chi non rispetterà i cronoprogrammi. Un De Luca in forma che nel suo intervento conclusivo del convegno ha trattato più volte del nostro Cilento che sarà oggetto di interventi in ordine alla mobilità, al problema idrogeologico e alle questioni ambientali. Ma oltre a ciò il Cilento potrà essere primo attore della strategia Campania 2020 perché ha in sé tutte quegli elementi su cui si fonderà lo sviluppo della Regione nei prossimi anni e su cui si interverrà: identità, sviluppo e riqualificazione. L’obiettivo di fondo di questa programmazione secondo De Luca è la ricollocazione internazionale della Campania puntando a ritagliarci nel mercato mondiale uno spazio in cui siamo competitivi e, in alcuni casi, costituire una punta di eccellenza, attraverso un obiettivo prioritario che è quello di creare lavoro.

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