Il Wwf in occasione dell’ Ora della Terra del 19 marzo ha commissionato all’istituto Gfk un significativo sondaggio sul cambiamento climatico. Ebbene la stragrande maggioranza degli italiani (il 94%) lo considera “un problema molto grave”.
Ma la risposta più emblematica degli intervistati viene dalla domanda se sono disposti a cambiare le proprie abitudini per favorire la riduzione del gas serra. Più di un terzo (lo’ 85% ) risponde di essere molto disponibile. Davanti a tali numeri il Panda evidenzia che «Questo risultato è molto incoraggiante, perché mostra la tendenza dei cittadini a fare la propria parte per c ontribuire alla soluzione del problema, pur a fronte dell’attuale scarso impegno degli attori pubblici e privati (istituzioni e imprese)» Da Greenreport 18 marzo 2016.
Il Wwf di certo ha commissionato questo sondaggio incoraggiato dai risultati positivi dell’Ora della Terra 2015. Nel 2015 infatti l’Ora della Terra ha spento la luce in 7.000 città e oltre 170 Paesi e regioni del mondo, coinvolgendo oltre 2 miliardi di persone e centinaia di imprese,
Ma ci viene subito da domandarsi su che basi scientifiche vengono realizzati certi sondaggi, divenuti una moda; e se questi vengono fatti per constatare l’importanza degli istituti che li effettuano , o meglio per ottenere fondi. Difatti per ottenere una qualche attendibilità necessaria si doveva far seguire nel sondaggio dell’istituto Gfk una domanda , secondo me vera “prova del nove”. Ovvero di quanto si è disponibili a realizzare con il proprio esempio la riduzione di gas serra. O meglio se personalmente si persegue concretamente questo obiettivo, dichiarato molto importante e necessario.
Sicuramente, considerati i risultati dell’effetto serra , circa uno zero virgola risponderebbe che Sì , il resto degli intervistati non saprebbe cosa rispondere. Quello zero virgola rappresenta, a parer mio, anche i così detti “ambientalisti per caso”. Molto numerosi, questi, sia presi singolarmente , sia se considerati tesserati in qualche associazione ambientalista. Quanti di questi ultimi conosco infatti che predicano la riduzione dei rifiuti a cominciare dalla produzione a monte , ovvero secondo la strategia “rifiuti zero”, tanto reclamizzata, o meglio oserei dire strombazzata. Quanti di questi ambientalisti predicano bene e razzolano male: che si recano cioè in un super mercato e ne escono con il carrello colmo di prodotti avvolti in numerosi imballaggi inutili e dannosi per la produzione di gas serra.
Inoltre, quanti cittadini singoli o associati conosco che si definiscono ambientalisti, perchè bonificano saltuariamente spiagge e boschi dai rifiuti abbandonati. Iniziativa sicuramente lodevole che non risolve però il problema a monte. Per prima cosa, infatti, se tocca per legge alle amministrazioni locali bonificare il proprio territorio, occorrere soprattutto, per risolve il problema a monte, che le amministrazioni suddette proibiscano con apposita delibera l’uso di bottiglie, sacchetti, stoviglie di plastica negli esercizi commerciali, facendo pertanto propria la strategia “rifiuti zero”. Ciò significherebbe acqua in bottiglia, piatti di plastica, posate di plastica e cialde del caffè tutte sconsigliate e pertanto presto abbandonate dai venditori e dagli abitanti.
Niente di trascendentale in questa possibile iniziativa delle amministrazioni locali. Alcune, pochissime in verità, sono andate in questa direzione. Vedi il caso di Cava dei Tirreni dove si proibisce l’uso e la commercializzazione dei sacchetti d’asporto non compostabili.
Sono sempre più convinto, per concludere, che la specie umana è una specie egoista, come afferma il genetista Cavalli Sforza, L’egoismo è nel suo patrimonio genetico e pertanto solo con delibere mirate delle amministrazioni locali, a cui debbono seguire altrettante sanzioni salate, sarà possibile con il tempo costringere il cervello umano ad evolversi in senso ecologista e salvare il nostro pianeta dalla inevitabile distruzione.