“Sono amareggiato, ma non pentito di aver salvato quelle due bambine”

Di Paola Desiderio

Così il bagnino Pierluigi Caroccia commenta la decisione del Tribunale del Lavoro

«La considero una sconfitta a livello giuridico, ma non a livello umano. Perché considero quell’atto importante: vedere in difficoltà due bambine richiedeva d’intervenire».

Così il bagnino Pierluigi Caroccia, che quattro anni fa rischiò la sua vita per salvare quella di due bambine, ha commentato la decisione del giudice del Tribunale del Lavoro di Salerno che ha respinto la sua richiesta di risarcimento al lido presso il quale lavorava.

«Purtroppo di quel giorno non ricordo nulla, nemmeno dopo 4 anni, forse per fortuna, perché deve essere stato mostruoso. Come lo è stato dopo. Ricordo il dopo. Dal racconto che ho avuto dagli altri bagnini Puglia, Polito e Mirarchi, di quel giorno, c’erano queste due bambine in difficoltà nella spiaggia libera vicino al mio lido e sono intervenuto. E poi è andata così, hanno dovuto trarre in salvo sia me che le due bambine».

Secondo il tribunale, Caroccia non ha diritto al risarcimento in quanto intervenne senza un supporto per il salvataggio, mettendo a rischio anche la sua stessa vita. Era il 27 giugno del 2012. Il bagnino rimase in come cinque giorni.

«Alla luce della sentenza c’è amarezza. La legge stabiliva che bisogna avere due bagnini per 80 metri. Poi dovevo essere assicurato. La legge balneare mi dice che devo intervenire anche sulla spiaggia libera. La legge di ieri (quella che ha portato alla sentenza ndr) dice che potevo essere da solo, non essere assicurato e che potevo intervenire solo in soccorso dei clienti del lido».

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