I familiari di Francesca Napolitano hanno sporto denuncia e la cartella clinica è ora in mano ai carabinieri.
Tutte le 9 cardiochirugie della Campania non avevano a disposizione una sara operatoria libera, così nella giornata tra l’8 ed il 9 marzo è venuta a mancare Francesca Napolitano, dopo aver atteso invana tre ore a causa di una miocardite con versamento pericardico, una condizione che impedisce al cuore di battere. La donna era arrivata all’Ospedale San Paolo con un tamponamento cardiaco e aveva bisogno di un drenaggio, ma la struttura del capoluogo campano non disponeva degli strumenti adatti. Dopo una lunga attesa alla fine era giunta all’ospedale Monaldi per le operazioni richieste,ma è sopraggiunta un’aritmia maligna che ha complicato notevolmente la situazione rendendola fatale. La direzione di quest’ultimo ospedale ha trasmesso un rapporto dettagliato agli uffici regionali. Enrico Coscioni, consigliere del governatore De Luca e cardiochirurgo ha dichiarato: “Per salvare la donna non c’era bisogno di una sala operatoria. Spero si capisca che la signora non è morta per malasanità”. Di fatti il drenaggio è una tecnica che non richiede l’utilizzo di una vera e propria sala operatoria. Purtroppo però la tragedia di una famiglia è avvenuta, ed occorre rendere maggiormente efficienti le strutture nella riorganizzazione.Ovviamente questo non è un lavoro che può avvenire dall’oggi al domani in modo immediato, ma bisogna stringere i tempi. Perchè essi sono decisivi,anche quando non si tratta di casi di malasanità,ma piuttosto organizzativi di ogni singola struttura,per salvare delle vite umane.