La proposta: recuperare il sommergibile Velella affondato a largo di Punta Licosa

A lanciare l'iniziativa è l'associazione Salerno Capitale.

Di Redazione Infocilento

A lanciare l’iniziativa è l’associazione Salerno Capitale.

Vincenzo Pellegrino ed Angelo Avallone, fondatori dell’associazione Salerno Capitale, hanno avviato una campagna di sensibilizzazione avente ad oggetto le peculiarità storico-culturali di Salerno e della sua Provincia. In questo contesto è stato proposto il recupero del sommergibile Velella, affondato a largo di Punta Licosa. Esso è stato l’ultimo sommergibile italiano ad essere affondato dagli Alleati: fu infatti silurato dal sommergibile britannico Shakespeare. Tutto l’equipaggio, il comandante Patané, 5 altri ufficiali e 44 fra sottufficiali e marinai, scomparve con il sommergibile. Nel corso degli anni vani sono stati i tentativi di farlo riemergere.

“E’ una operazione utopistica, ma noi ci crediamo – affermano Pellegrino ed Avallone -. E’ a 8,9 miglia da Punta Licosa, a circa 138 metri di profondità: al suo interno giacciono ancora i corpi dei soldati morti per la nostra patria. E’ giunto il momento di andarlo a ripescare. L’Italia si vanta di avere grossi mezzi militari in grado di recuperare relitti a più di 300 metri di profondità, pensiamo ad esempio alla nave Anteo, dotata di un minisommergibile attrezzato a questi scopi: il Velella è a soli 138 metri”.

“Sta di fatto – evidenziano dall’associazione – che, a più di 70 anni di distanza, è incredibile come, malgrado le numerose iniziative, nessuno abbia accolto le istanze di chi vuole soltanto dare degna sepoltura ai propri caduti. E pensare che americani ed inglesi vengono ancora qui a ricercare i loro dispersi. Noi, che ce li abbiamo a 138 metri di profondità, non muoviamo un dito”.

Con il recupero del Velella sarebbe possibile aprire una mostra permanente sull’operazione alleata e dare degna sepoltura ai morti.

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