Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai libri.
Ho comprato questo libro un giorno per caso. Ero entrata in libreria senza le idee chiare su cosa acquistare e iniziai a leggere la sintesi e le recensioni sulla quarta di copertina. A volte capita così, leggiamo un libro per caso, perché abbiamo sentito parlare dell’autore o, come in questo caso, perché quel poco che leggiamo ci incuriosisce, ci cattura, ci fa venire la voglia di sapere come andrà a finire.
“Mi chiamo Budo.
Esisto da cinque anni.
Cinque anni è una vita lunghissima per uno come me.
E’ stato Max a darmi questo nome.
Max è l’unico essere umano che riesce a vedermi.
I genitori di Max mi chiamano l’amico immaginario.
Non sono immaginario”.
Budo è l’amico immaginario di Max, un bimbo autistico di nove anni ed è lui a raccontarci la sua storia.
Nel suo libro Matthew Dicks, insegnante di scuola primaria, ci mostra la visione del mondo attraverso gli occhi di Max, che come ogni bambino affetto da autismo, vive in una realtà tutta sua, pretende che le cose intorno a lui abbiano sempre un ordine preciso, non vuole essere toccato nemmeno da sua madre che, invece, vorrebbe soltanto abbracciarlo.
Budo è sempre accanto a Max, finché un giorno, a scuola, il bimbo sparisce. Solo Budo sa che a portarlo via è stata un’insegnante, ma non può dirlo perché nessuno può vederlo. A parte Max e gli amici immaginari di altri bambini.
Questo libro avvicina al mondo dell’autismo mostrandoci, soprattutto nel finale ricco di suspance, che i bambini autistici non sono privi di sentimenti, ma che purtroppo non riescono ad esprimerli. Eppure Max, alla fine, mostra il suo coraggio e in un finale mozzafiato, supera le sue paure e riesce ad esprimere i suoi sentimenti.