Soppressione comuni sotto i 5000 abitanti, l’Uncem Campania dice “no”

Contrario anche il deputato Pd Simone Valiante.

Di Katiuscia Stio

Contrario anche il deputato Pd Simone Valiante.


Alla proposta di legge sulla soppressione dei comuni al di sotto dei cinquemila abitanti, d’iniziativa dei deputati Lodolini, Fanucci, Zoggia, Ascani, Paola Boldrini, Bruno Bossio, Fedi, Fragomeli, Gandolfi, Giuseppe Guerini, Lattuca, Naccarato, Patriarca, Pelillo, Petrini, Salvatore Piccolo, Porta, Sbrollini, Valeria Valente, Zan, per i quali “La proposta di legge nasce dall’esigenza di trovare un efficace meccanismo per ridurre l’elevata frammentarietà dei comuni italiani” e quindi fondere i comuni sotto i 5.000 abitanti, in modo obbligatorio, Vincenzo Luciano, presidente dell’ Uncem Campania risponde “no”
Sulla propria bacheca facebook, anche Simone Valiante, esprime il proprio dissenso «Dopo anni di discussione della legge a tutela dei Piccoli Comuni che stiamo, tra mille ostacoli e con grande fatica, insieme ai colleghi Iannuzzi e Borghi, portando avanti, la Ragioneria generale dello Stato arriva in Commissione con una relazione volumetrica ma soprattutto il sottosegretario Baretta oggi ci spiega che si deve ragionare in una logica di accorpamento. Chiaritevi le idee, ma io non rinuncio alla nostra battaglia a difesa dei Piccoli Comuni. Dopo le Province dobbiamo cancellare anche i piccoli comuni?».

«Mi pare un fatto grave che lede la democrazia della rappresentanza istituzionale. I comuni sotto i 5.000 son tantissimi e quasi tutti rurali e montani. L’ Uncem ha avviato una mobilitazione nazionale su ciò cercando di coinvolgere anche le Regioni,vedi Piemonte, Toscana, Lombardia. La cosa è brutta, e diventa anche più pesante se guardiamo al clima che ancora esiste contro i nostri Enti Montani. Noi vogliamo le Unioni dei comuni Montani, che trasformano e rilanciano l’esperienza delle CC.MM. ma senza una visione restrittiva e punitiva di quanto è avvenuto con le nostre Istituzione in montagna.- spiega il presidente Luciano– Ottimizzare le risorse, razionalizzare, tagliare, accorpare, fondere, queste sono le politiche per le aree rurali e montane? Non bastano uffici postali chiusi, scuole, presidi sanitari, trasporti, negozi, il nostro credito cooperativo, ed ora anche i nostri Comuni. Come si fa a pensare di porre un limite numerico alla rappresentanza democratica ed istituzionale dei piccoli comuni? Sotto i 5.000 abitanti non esisti, ti devi fondere o ti taglio i fondi. I piccoli comuni in Italia son il 70% degli 8006 comuni; s’intende cancellare un pezzo fondante della storia democratica e civile del nostro Paese, s’intende cancellare l’identità stessa della nostra Nazione fatta di comunità e della nostra gente. Non meritiamo neanche la rappresentanza istituzionale dei nostri territori e dei nostri cittadini! Aggregazioni e fusioni se pure servissero a migliorare qualità e servizi, perché non devono partire dal basso e con la volontà delle comunità? Dispiace dover ancora sottolineare e far capire l’importanza strategica dei nostri territori per l’intero Paese, come sia importante rafforzare, invece di strozzare e restringere, la rappresentanza democratica, politico-istituzionale, proprio per evitare disgregazione ed abbandono. In montagna e nelle realtà interne e rurali, mai come in questa fase, possiamo contribuire a disegnare un diverso destino economico del sistema Paese. Risorse naturali, ambientali, energia rinnovabile, green economy, sono il futuro. Bisogna capire che abbiamo bisogno di una governance forte ed autorevole che, senza conservatorismi, eviti neocolonizzazioni sui nostri territori. In Campania dobbiamo esaltare l’esperienza delle Comunità Montane, trasformandole in Unioni dei Comuni Montani per rilanciarle con altre funzioni e gestione di servizi. Ma bisogna evitare fughe in avanti, figlie di logiche che tendono a restringere la democrazia istituzionale e il pieno dispiegamento democratico dei nostri comuni montani. Bisogna aggiungere invece di togliere, sapendo, tra l’altro, ed è bene ricordarlo, che Presidenti, assessori, consiglieri non costano un euro nei nostri Enti Montani. Si dia attuazione alla legge sui piccoli Comuni ferma da due anni in parlamento, si superino alcune criticità della Delrio e si vada avanti per questa strada.
I nostri territori e i piccoli comuni hanno pagato e pagano certamente di più per le cattive politiche, che per la nostra posizione geografica. Ora Basta! Anche in Campania la mobilitazione è in atto; terremo a giorni una nostra Assemblea generale con Sindaci ed amministratori, per dire NO a chi pensa di chiudere la nostra rappresentanza democratica e chiederemo alla Regione, a cominciare dal Presidente De Luca, di sostenere la nostra battaglia.»

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