Dopo i lavori di restauro riapre al culto la chiesa dedicata a San Martino, vescovo a Teggiano. La cerimonia in programma domani.
Domenica 31 gennaio alle ore 11.00, con una solenne celebrazione presieduta dal vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, monsignor Antonio De Luca, riaprirà al culto la chiesa di San Martino Vescovo a Teggiano. La cerimonia di riapertura al culto si terrà alla presenza del clero teggianese e dei fedeli parrocchiani e della diocesi.
I recenti lavori manutentivi e di restauro, con il relativo recupero degli interni della chiesa, progettati e diretti dall’arch. Marco Ambrogi da Sant’Arsenio, sono stati fortemente voluti dal parroco della cattedrale, don Giuseppe Puppo, ben determinato a restituire una delle chiese più belle ed armoniose di Teggiano, alla fruizione dei fedeli. Nel corso degli interventi, avvenuti sotto la sorveglianza della Soprintendenza alle Belle Arti di Salerno, nella persona della dott.ssa Emilia Alfinito, sono state completamente ritinteggiate le pareti interne dell’aula chiesastica, con tonalità riprese dalle antiche coloriture, riscoperte nel corso di saggi stratigrafici. Sono stati restaurati anche i piloni in pietra dell’arco mediano della navata e l’arco trionfale del XIV secolo, con tecniche d’intervento rispettose delle superfici litiche.
Il restauro è stato reso possibile grazie alla Parrocchia di Santa Maria Maggiore e della Diocesi di Teggiano-Policastro, anche se rimangono da recuperare ancora alcune opere d’arte mobili, quali il coro ligneo, la cantoria con l’organo, gli altari laterali, i dipinti ed alcune statue. Con il restauro della chiesa di San Martino, si recupera così uno degli spazi architettonici sacri più grandi di Teggiano, oltre che rendere di pubblico godimento un monumento di arte e fede degno di nota ed esempio di sapienza costruttiva dei mastri muratori e lapicidi dianesi.
Origini della Chiesa.
San Martino ha origini antiche, sorse probabilmente come aula unica nel tardo Medioevo, per essere ampliata ed abbellita nel corso del Cinquecento, grazie alla munificenza della nobile famiglia Carrano. Di quell’esempio di mecenatismo rimane uno stemma nobiliare con una pecora scolpita, che sta a significare la donazione di un notevole numero di ovini e caprini da parte dei Carrano, per finanziare l’opera ricostruttiva. Restaurata una prima volta nel Settecento e successivamente nel secolo successivo, a seguito di un incendio, la chiesa fu sede di parrocchia fino alla metà del Novecento, quando cedette il titolo di cura d’anime alla chiesa del Sacro Cuore di Prato Perillo.
L’interno mostra armoniose proporzioni rinascimentali e custodisce, oltre a due tele della fine del Settecento, i simulacri lignei della Madonna del Carmine e di San Rocco, oggetto di una spiccata devozione tra i fedeli teggianesi.