Parla il coach della Polisportiva Basket Agropoli Antonio Paternoster.
Il tecnico della Polisportiva Basket Agropoli ha rilasciato un’intervista a ”Basket Universo”.Sono state ripercorse le tappe professionali e non di Paternoster. Il 42enne allenatore di Potenza ha parlato degli inizi della carriera: “Vengo da una famiglia che non ha tradizioni nel basket, anche se non mi ha mai ostacolato nel percorso della carriera. Oggi sono felice di poter vivere facendo l’allenatore: era il mio desiderio, la mia passione, il sogno da realizzare che si avvera e per questo mi considero un fortunato. Poter vivere decentemente facendo il lavoro che si desidera è un vero privilegio, riservato a pochi”. Risale a quattro anni orsono la chiamata ad Agropoli: ”non appena ho ricevuto la chiamata del ds Di Sergio non ho potuto dire di no, poichè ho ritenuto Agropoli una grande piazza,con la possibilità di lavorare bene”.I risultati sono stati a testimoniare queste parole dato che la squadra ha ottenuto risultati sempre migliori sino ad arrivare alla serie A2 nella stagione in corso e raggiungendo la final eight di Coppa Italia a Rimini,miglior risultato di sempre con vittorie di assoluto prestigio come nei match contro Ferentino e Scafati oppure quella allo scadere con una tripla di Tavernari negli ultimissimi secondi contro la Virtus Roma al Pala Di Concilio.Qual’è il segreto del basket di Paternoster? ”Punto sempre sul collettivo,un giocatore da solo non può vincere le partite,solo così ognuno può crescere e cerco di non imbrigliare i giocatori più forti dietro i tatticismi,in modo che possano rendere al meglio” Pensa che Agropoli possa avere un futuro in questa categoria? ‘la dirigenza, da sempre oculata e competente, saprà organizzare, anche con risorse limitate, un roster capace di evitare senza patemi le ultime posizioni della classifica. Certamente la mancanza di un palazzetto è un grosso handicap,con due squadre a dividersi gli spazi, gli orari, oltre all’ attività del settore giovanile. Da questo punto di vista occorre fare un ulteriore salto di qualità. Infine, bisogna potenziare il settore giovanile, rivolgendosi anche alle altre cittadine del territorio e alle scuole per individuare e far crescere “campioncini” in grado di affrontare nei prossimi anni questa categoria o quella superiore. Un lavoro complesso da considerare a lungo raggio”. ‘Ma c’è una cosa che le manca nella sua carriera? ”Mi manca allenare una squadra giovanile.Un mondo pulito dove si vive ancora il leale scontro uno contro uno”