Ancora proteste contro le biomasse a Capaccio: PRC: E’ tempo di mobilitarsi

Ancora polemiche a Capaccio per la centrale a biomasse. Ad alzare i toni anche Rifondazione Comunista che invita tutti alla mobilitazione per difendere il territorio.

Di Redazione Infocilento

Ancora polemiche a Capaccio per la centrale a biomasse. Ad alzare i toni anche Rifondazione Comunista che invita tutti alla mobilitazione per difendere il territorio.

Anche Rifondazione Comunista scende in campo contro la centrale a biomasse a Capaccio. Netto il “No” all’impianto e non mancano accuse al Governo centrale. “Dopo il blocco dell’inceneritore di Salerno e di quello di Napoli – dicono – la costruzione di inceneritori piccoli e medi, troppo spesso mascherati da impianti per la produzione di energie rinnovabili, è divenuto l’escamotage trovato per aggirare l’ostacolo e continuare la speculazione sui rifiuti. La situazione sta diventando drammatica”. Per Cristian Iannone, segretario del circolo Peppino Impastato, “la realizzazione della centrale a biomasse annichilisce ogni possibile linea di sviluppo del nostro territorio: la realizzazione di una centrale a biomasse nella zona di Sorvella non interessa soltanto gli abitanti della zona ma coinvolge tutto il territorio, sia sotto il profilo ambientale che da un punto di vista economico. Per un verso, infatti i fumi che usciranno dal camino, che sarà alto almeno venti metri, non conoscono confini e si diffonderanno indiscriminitamente su tutto il territorio, portando con sè il proprio carico di inquinanti, contaminando aria, acqua, suolo e catena alimentare”. “Per altro verso – aggiunge – è evidente l’incompatibilità di un simile impianto con un’economia che voglia basarsi su una agricoltura di qualità e su di un turismo che si vuole sempre più diffuso: si vanificherebbero tutti gli sforzi finora compiuti per valorizzare le produzioni di qualità come la mozzarella o il carciofo e si minerebbe la possibilità di offrire quel “buon vivere” che è spessissimo alla base della scelta del turista. Inoltre, ponendosi nella linea di visuale del borgo medievale di Capaccio vecchia e della Madonna del Granato, la realizzazione dell’impianto sfreggierebbe irrimediabilemente il paesaggio. La realizzazione della centrale a biomasse ci toglie il diritto e la possibilità di vivere in salute”.

Di qui l’invito all’unità tra le istituzioni, i cittadini e le forze politiche e sociali che “potrà essere da freno alla realizzazione di questo scempio nel nostro territorio. Facciamo quindi appello a tutti a continuare nella lotta contro la realizzazione dell’impianto ed a non abbassare la guardia”.

“È finito il tempo delle deleghe in bianco. È finito il tempo delle rassicurazioni ingiustificate, del “ci penso io. È arrivato quello in cui tutto il popolo capaccese ha il compito di farsi carico del proprio futuro e di quello dei suoi figli! È il tempo in cui ciascuno, a partire dai cittadini, dagli operatori economici, dalla società civile organizzata e dalle istituzioni, si assuma le proprie responsabilità”, fanno sapere da Rifondazione Comunista. “Visto il pericoloso rischio per la salute e il territorio – aggiungono – sarebbe più saggio e opportuno assumersi le responsabilità morali e umane da parte di tutti e tutte, pertanto invitiamo le istituzioni e la cittadinanza ad unirsi alla lotta per impedire che la Piana del Sele diventi la nuova Terra dei Fuochi”.

Di qui l’annuncio che “il Partito della Rifondazione Comunista appoggia ogni forma di iniziativa utile e necessaria a bloccare lo scempio dell’ennesima struttura legata al trattamento dei rifiuti nella piana del Sele ed auspica l’intervento e l’impegno di tutte le istituzioni, le forze politiche e sociali e di ogni cittadina/o e mette a disposizione delle istituzioni e dei cittadini tutte le proprie energie e le proprie intelligenze, chiamando tutti ad una mobilitazione generale: il popolo di Capaccio e di tutta la piana del Sele ha ora il compito di farsi sentire, senza intermediari”.

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