Anche nel Vallo di Diano si torna a parlare di trivellazione. La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) chiede ai comuni e ai cittadini del comprensorio di unirsi per una mobilitazione pacifica.
La Shell Italia ha presentato al ministero dell’Ambiente «tre istanze di valutazione di impatto ambientale per altrettanti permessi di ricerca di idrocarburi, denominati La Cerasa, Pignola e Monte Cavallo, tutte sulla terraferma», che interessano la Basilicata e, per una parte di Monte Cavallo, la Campania.
L’intenzione della compagnia petrolifera è quella di procedere ad ottenere il parere favorevole Via, prima del referendum confermativo sulle riforme Costituzionali e sul Titolo V (Ddl Boschi) che dovrebbe tenersi ad Ottobre 2016.
Le relative procedure e i progetti Via, trasmessi dopo il 31 marzo 2015 dalle Regioni Basilicata e Campania al ministero dell’Ambiente in base alle nuove procedure di autorizzazione idrocarburi ed allo sblocca Italia, aprono un nuovo fronte «no oil» in terra ferma, in Campania (Vallo di Diano) e in Basilicata (Potentino e Val d’Agri), con territori compresi in aree protette, boschi e bacini idrici, con ben 19 comuni lucani e campani interessati.
La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) ha chiesto ai Comuni ed alle comunità di Atena Lucana, Brienza, Marsico Nuovo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Paterno, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio, Sassano, Teggiano, Tramutola, Abriola, Brindisi Montagna, Pignola, Potenza, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Tito la mobilitazione democratica e pacifica, per scongiurare la “petrolizzazione” di centinaia di chilometri quadrati di territorio per il momento interessati da ricerca sismica che però non escludono la trivellazione di pozzi esplorativi.