I sindaci del Cilento elaborano il loro piano sanitario: Vallo sarà l’ospedale del Parco. Necessario salvaguardare gli altri presidi esistenti e riaprire Agropoli. Dal Vallo di Diano, invece, appello per il nosocomio di Polla.
I primi cittadini del Cilento e Vallo di Diano non vogliono tagli drastici alla sanità. La riunione tenutasi lo scorso 28 dicembre a Vallo della Lucania ha fatto emergere una linea unanime: difendere i presidi territoriali e procedere alla riapertura del nosocomio di Agropoli. Pronta un’idea alternativa, quindi, per fronteggiare i tagli: “La proposta concreta è quella di salvaguardare la sanità cilentana, del Vallo di Diano, del Golfo di Policastro e degli Alburni”, ha detto il sindaco vallese Antonio Aloia.
L’ente regionale dovrà adeguare il piano ospedaliero al decreto Balduzzi, ma ci sono margini di manovra, che gli amministratori locali sperano vengano tenuti in considerazione. “Stiamo elaborando una nuova proposta molto articolata, un modello di gestione dell’area a sud di Salerno una provincia grande”, dice Aloia. “La Regione deve tenere conto di tre aree non omogenee, nord, centro e sud e garantire uguale trattamento sanitario, in particolare per le patologie tempo-dipendenti come ictus, infarto e traumi”. Si chiederà quindi il potenziamento dell’ospedale di Vallo della Lucania quale ospedale di riferimento del Parco e di mantenere in vita quelli esistenti sul territorio. Ad essi dovrebbe aggiungersi quello di Agropoli “che va riaperto poiché serve un territorio importante”.
Sulla stessa linea il primo cittadino di Sessa Cilento Francesco Lombardo, già direttore sanitario del nosocomio agropolese.”E’ necessario riaprire l’ospedale di Agropoli nell’ambito di un sistema in cui Vallo della Lucania sia centrale”, dice. Poi lancia il monito: Vallo deve essere pronta a cedere l’utenze agli altri presidi. Non si può pensare di mantenere il livello attuale. Al di sotto del Sele ci sono 300mila residenti. Per questo il territorio dovrebbe avere un ospedale di primo livello e uno di secondo; ora ce ne sono quattro e due dovrebbero chiudere”. Quindi Lombardo detta la linea: “Dobbiamo agganciarci al Parco, area protetta che può essere salvaguardata anche nei servizi. Se siamo uniti potremmo avere ascolto”, conclude.
Anche dal Vallo di Diano, intanto, fanno la voce grossa sulla sanità. Il Comitato C.U.R.O sta proseguendo con successo di partecipazione la raccolta firme per la salvaguardia del servizio immuno-trasfusionale e per il non declassamento del P.O. di Polla-Sant’arsenio. Inoltre, viste le ultime decisioni riguardo i tagli alla sanità campana che hanno destato non poche preoccupazioni sul futuro dell’ospedale di Polla-Sant’Arsenio, i membri del Comitato hanno inoltrato al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca una lettera:
“Caro Governatore,
il Comitato Uniti per la Rinascita dell’Ospedale Polla-Sant’Arsenio(C.U.R.O.), istituito per volontà dei cittadini residenti nel territorio del Vallo di Diano e zone limitrofe e con finalità di potenziare l’offerta dei servizi sanitari all’interno del nostro comprensorio, vuole indirizzare personalmente a Lei, uomo di grande passione politica e abile amministratore, un vivo appello affinché il nosocomio di Polla-Sant’Arsenio non subisca un ulteriore ridimensionamento.
Le confidiamo, infatti, che la carenza dei servizi socio-assistenziali è oramai un fatto acclarato e consolidato da diversi anni, comportando un costante e crescente esodo di pazienti e personale sanitario verso i presidi della vicina Regione Basilicata. Tale fenomeno è confermato anche dal trasferimento del Tribunale di Sala Consilina a Lagonegro, ove attualmente tutti i cittadini del Vallo di Diano e del Saprese devono rivolgersi. E’ questa la volontà politica della Sua Giunta Regionale? Vuole davvero cedere un pezzo importante del territorio campano, che tra l’altro l’ha fortemente sostenuta con il consenso alle ultime elezioni regionali, e affidare ad altro Governatore il destino del Vallo di Diano? La chiusura o il depotenziamento dell’antico e nobile ospedale “Luigi Curto” di Polla, nato dalla benevolenza e donazione di un nostro concittadino nel 1906, comporterà sicuramente la migrazione dell’utenza verso la Regione Basilicata e, pertanto, per comodità logisitica non saranno utilizzate le superstiti strutture salernitane, aggravando, in tal modo, le spese del bilancio regionale.
Il suo spot elettorale, “non saremo mai più ultimi”, per noi diventerà, invece, “saremo ancora più ultimi”, in quanto la carenza di servizi sanitari in un territorio determina il consequenziale abbandono e trasferimento delle famiglie e delle imprese verso altri luoghi con servizi essenziali più capillari ed efficienti. Non ci aspettavamo da Lei, sindaco che ha valorizzato e reso più accoglienti le periferie di Salerno o le zone più marginali della città, che da Governatore volesse marginalizzare i territori periferici della Regione, aggravando le condizioni socio-economiche del Vallo di Diano.
L’ospedale di Polla è stato nel passato, analizzando i dati sui ricoveri, la diagnostica, le nascite e gli interventi chirurgici, il punto unico di riferimento non solo degli abitanti residenti nella nostra vallata, ma anche dei cittadini della vicina Val d’Agri, della zona del Tanagro, degli Alburni, del Lagonegrese; ora, invece, assistiamo al “controesodo”, ossia la fuga di pazienti e malati verso l’ospedale “San Carlo” di Potenza, l’ospedale oncologico di Rionero in Vulture o l’ospedale di Lagonegro.
Ci aspettiamo da Lei un tempestivo intervento per fermare l’emorragia in corso, credendo che oramai il nostro territorio, a causa dei continui tagli (trasporti, sanità, scuola, giustizia) è un paziente in rianimazione, versante in condizioni critiche. Per tale ragione, il Comitato sta raccogliendo le firme per la petizione popolare, indirizzata a Lei e al Consiglio Regionale, finalizzata a rappresentare la nostra viva e giustificata protesta per evitare ulteriori e irreversibili conseguenze nefaste per lo sviluppo futuro del nostro territorio.
Se per oltre un secolo il nostro ospedale ha rappresentato il riferimento per le comunità locali e per quanti, transitando attraverso le arterie più importanti, quali la Salerno-Reggio Calabria, la Basentana, la Val d’Agri e la Sinnica, hanno usufruito dei relativi servizi sanitari, ci auguriamo che Lei non vorrà segnare la fine dell’antica e rinomata struttura ospedaliera con il relativo crollo dell’indotto economico e produttivo.
Crede forse che il destino del nostro comprensorio sia allora legato alle discariche, alle centrali elettriche, alle antenne, alle perforazioni petrolifere, allo stoccaggio di eco-balle? E anche se fosse così, poiché in tal caso aumenterebbero le patologie respiratorie e tumorali, avremo ancora più bisogno di cure e assistenza sanitaria.
Le comunità locali si ribellano a tale scempio e, non fidandosi delle promesse elettorali, iniziano a pensare di ripercorrere la strada dell’antico fenomeno del brigantaggio meridionale, quale unica forma di riscatto e protesta contro i poteri forti e le improvvide e autoritarie decisioni, calate dall’alto.
L’unica e ultima speranza la riponiamo in Lei e nella Sua Giunta Regionale, affinché il suo senso di giustizia e la Sua lungimiranza possano ridare fiducia e serenità alla nostra vita quotidiana, ascoltando le voci e i bisogni dei cittadini.
Non sia il Suo nome compreso tra coloro che decretano l’epilogo di una storia, di una cultura, di un territorio, di una comunità.”