Le Opere Pubbliche che hanno cambiato la Storia di Agropoli

In questo articolo vi propongo le vicende di alcune Opere Pubbliche che, negli anni '20 e '30 del XX secolo, cambiarono radicalmente il modus vivendi degli Agropolesi. Chiarisco subito che non è nelle mie intenzioni presentarvi la celebrazione del Regime Fascista ad Agropoli. L'articolo è una modesta ricerca Storica, come le altre già proposte su questo giornale online, realizzata per collaborare alla conoscenza della nostre Radici.

Di Ernesto Apicella

In questo articolo vi propongo le vicende di alcune Opere Pubbliche che, negli anni ’20 e ’30 del XX secolo, cambiarono radicalmente il modus vivendi degli Agropolesi. Chiarisco subito che non è nelle mie intenzioni presentarvi la celebrazione del Regime Fascista ad Agropoli. L’articolo è una modesta ricerca Storica, come le altre già proposte su questo giornale online, realizzata per collaborare alla conoscenza della nostre Radici.

Le infrastrutture realizzate dal Regime Fascista, dal 1926 al 1939, rappresentano gli interventi Pubblici più importanti che la nuova Agropoli abbia visto fino ad oggi.

Tre i Progetti di grande impatto socio-economico: “La Bonifica delle Aree di pertinenza dei fiumi Testene e Solofrone; l’efficace Campagna per debellare la Malaria; l’arrivo dell’acqua canalizzata dell’Acquedotto del Calore”. Inoltre, i vari Podestà dell’epoca, risanarono il disastrato Bilancio Comunale e concretizzarono numerosi piccoli Progetti, destinati a promuovere lo sviluppo sociale ed economico di Agropoli. Tutte Opere Pubbliche che cambiarono radicalmente lo status degli Agropolesi, aprendo nuove prospettive di sviluppo umano, anche per le future generazioni.

Antefatto

Agropoli aveva avuto nell’ultimo ventennio del Diciannovesimo secolo, un notevole impulso economico con l’arrivo della Ferrovia, con l’apertura di una fabbrica di Laterizi (Fornace) in località Campamento e con l’industrializzazione della Lavorazione dei Fichi Secchi. Ma nei primi anni del Novecento, la crisi socio-economica creatasi per la Prima Guerra Mondiale, aveva costretto numerosi Agropolesi ad emigrare nuovamente…pe’ Terre assai luntane. Con l’avvento del Fascismo furono redatti dei Progetti che prevedevano il recupero, la riqualificazione e lo sviluppo dell’intera zona Sud della Provincia di Salerno.

1937, relazione del Podestà di Agropoli. Nell’Agosto del 1937 il Podestà di Agropoli dott. P. Borrelli inviò al Prefetto di Salerno una relazione sulla situazione socio-economica di Agropoli: “Agropoli è un Centro naturale di tutto quanto il Cilento Meridionale-Orientale. E’ allacciato coi paesi confinanti dell’Alto e Basso Cilento da parecchie comode strade e da buoni e rapidi mezzi di comunicazione. E’ capolinea di una vasta rete di corse automobilistiche che si diramano nei Paesi viciniori e nelle varie zone del Cilento.E’ Centro Ferroviario di notevole importanza sulla Linea che congiunge Agropoli a Reggio Calabria e alla Sicilia. E’ dotato di molte industrie tutte fiorenti: Grande produzione e variazione di Fichi Secchi, che vengono spediti in tutti i Mercati del Mondo per la loro eccezionale qualità; Fabbrica di Conserve Alimentari; Fabbrica di Ghiaccio; Fabbrica importantissima di Laterizi; Rinomatissima Industria di Mobili, presenti ed apprezzati in tutte le esposizioni estere; Un Pastificio, un Oleificio industriale, due Mulini e due Segherie Elettriche; Una Cooperativa di Pescatori e varie Ditte per l’esportazione del Pesce fresco e salato; Autorimesse da Noleggio Pubblico. Inoltre è sede di numerosi ed importantissimi Uffici Pubblici ed Istituti di Educazione tra cui: Tenenza dei CC.RR.- Tenenza della Regia Guardia di Finanza- Regia Delegazione di Porto- Direzione Didattica- N°2 Uffici Postali con titolari- Ispettorato dei Tabacchifici di Stato- Magazzino di vendita di generi del Monopolio di Stato. Con decorrenza dal 1° Settembre funzioneranno pure gli Uffici del Registro e quello Distrettuale delle Imposte Dirette istituiti con R.D.L. 1/7/1937 n° 1083”.

Questo era il quadro socio-economico di Agropoli nell’Agosto del 1937. Ma quali erano stati gli avvenimenti che in pochi anni avevano trasformato Agropoli, da un paese di Emigranti ad una cittadina con una florida economia?

Le Opere Pubbliche

Il Comune di Agropoli mise in campo una serie di Progetti finalizzati a riqualificare, ammodernare e migliorare il sistema socio-economico Agropolese. Le infrastrutture inaugurate: “Nuova Banchina alla “Marina”; via C. Rossi, strada di collegamento da Piazza Vittorio Veneto al Borgo Antico; numerose strade di collegamento con i Rioni periferici; fognature al Borgo Antico; nuovo Cimitero in via Muoio; Faro Costiero”. Da aggiungere la cilindratura delle strade principali e la piantumazione sul lungomare S. Marco. Ma veniamo alle tre grandi Opere Pubbliche che incisero profondamente sulla Società Agropolese.

La Bonifica e la Malaria. Il 20 giugno 1928 grazie al D.M. del Governo Fascista, il Consorzio di Bonifica di Paestum Sinistra Sele, con il progetto dell’Ing. Pasini, iniziò una grande opera di Bonifica nella sua area di pertinenza. Il Piano Generale di Bonifica prevedeva la realizzazione di Infrastutture atte a favorire l’urbanizzazione e lo sviluppo delle attività rurali, attraverso la realizzazione di strutture Mercantili e di Servizi, opere di Bonifica Idraulica, una capillare rete stradale, impianti di Irrigazione e Acquedotti Rurali, Elettrificazione. Il Consorzio aveva previsto nel Comune di Agropoli, la Bonifica di tutte le aree circostanti dei fiumi Testene e Solofrone. Contemporaneamente alla Bonifica partì anche la lotta alla Malaria. Il Comune di Agropoli in quegli anni aveva una popolazione che oscillava tra i 5000 e i 6000 abitanti, di cui il 20% vivevano in zone a rischio Malaria. Le zone più esposte erano: Piano della Madonna, la Licina, Zona Cupa, la Marrota, contrada Moio, S.Felice e S.Marco. Ogni anno morivano centinaia di cittadini stroncati dalla Febbre Malarica, per cui furono subito avviati dei Progetti che prevedevano l’affissione nei luoghi pubblici di manifesti di responsabilizzazione, la somministrazione mirata del Chinino e la realizzazione di lavori di risanamento e prevenzione del Territorio Comunale. Dopo quasi dieci anni di intensa, strenua e rischiosa attività da parte delle autorità politiche e sanitarie Agropolesi, la Malaria nel nostro Comune era notevolmente diminuita.

Nel 1955 ad Agropoli, grazie all’apporto del DDT, fu completamente debellata la Malaria. Il DDT fu il primo pesticida moderno. La scoperta come insetticida fu fatta nel 1939 dal chimico Svizzero Paul Hermann Muller, insignito nel 1948 con il Nobel per la Medicina. In Italia, gli Americani utilizzarono in massicce dosi il DDT per combattere la Malaria ed il Tifo. Allora si pensava, senza averlo mai provato in laboratorio, che il DDT uccidesse la zanzara anofele, i pidocchi, le mosche, etc… e che non fosse pericoloso per l’uomo. Nel 1950 la Food and Drug Administration parlò di sottovalutazione dei rischi per l’uomo e dell’uso indiscriminato del DDT. Nel 1972 il DDT fu proibito negli Stati Uniti d’America e solo nel 1978 in Italia.

L’Acquedotto del Calore.

La Fontana, il Testene e le Lavandaie. Prima della costruzione dell’acquedotto del Calore, l’unica fonte di approvvigionamento nel centro di Agropoli era la sorgente in Via Marina, dove attualmente è ubicata la sede dell’INPS. Tutti gli abitanti di Agropoli, ad ogni ora del giorno e della notte, si recavano a prendere l’acqua per i fabbisogni familiari. Le donne del Borgo Antico collocavano sulla testa una specie di cuscino detto “spara”, sul quale appoggiavano le brocche piene d’acqua e, dalla fontana, si inerpicavano per il sentiero della “Rupe”.

Andare alla fontana della Marina, pur rappresentando un enorme sacrificio giornaliero, era l’occasione per fare pettegolezzi e, per le ragazze, l’opportunità di uscire di casa ed avere un incontro furtivo con il proprio fidanzato. La carenza idrica comportava non poche difficoltà per il lavaggio della biancheria, per cui il fiume Testene veniva utilizzato come lavatoio pubblico. Ogni famiglia di Agropoli aveva predisposto, ai margini del fiume, una pietra spianata che fungeva da lavatoio. Le famiglie più agiate utilizzavano il servizio fornito da alcune lavandaie che, dietro ricompensa, provvedevano a fare il bucato nel fiume.

Un episodio simpatico: I Neri contro i Rossi. Nel 1925, sul fiume Testene c’era un Ponte di Ferro, che collegava Agropoli con lo scalo ferroviario. La strada non era asfaltata ma brecciata e il passatempo dei ferrovieri, per lo più calabresi, era quello di tirare dei sassolini nel fiume e provocare schizzi d’acqua, che finivano tra le gambe delle povere lavandaie Agropolesi. Per lavare la biancheria nel fiume, le donne si alzavano la gonna, all’epoca molto lunga, restando con buona parte delle gambe da fuori. Considerando i tempi che imponevano il buon costume, quel lancio di sassolini, suonava come una grave offesa alla morale. Le continue lamentele fatte dalle donne ai propri uomini portarono alcuni di essi a sfidare il lupo nella propria tana. Attilio Pecora, Raffaele Botti, Gennaro Passaro e Giuseppe Spinelli si presentarono nei locali del Dopolavoro Ferroviario per chiedere spiegazioni. I ferrovieri, in numero superiore e per giunta a casa loro, non accettarono i richiami, addirittura li derisero. A questo punto uno dei quattro Agropolesi chiuse la porta ed iniziarono a volare cazzotti da ko che ridussero a mal partito i ferrovieri. Da allora, le donne agropolesi lavarono in santa pace la biancheria nel Fiume Testene.

Gli Acquedotti. Nel 1922 erano ben pochi i Comuni della Provincia di Salerno a beneficiare di acqua canalizzata. In pochi anni il Regime Fascista costruì ben 34 Acquedotti. Nel giugno del 1933 ebbero inizio i lavori per la realizzazione dei quattro grandi Acquedotti del Cilento. Con i benefici di una legge speciale dello Stato furono investiti 25 milioni per gli Acquedotti del Calore, del Monte Stella, delle Sorgenti Elce e delle Sorgenti “Capo d’Acqua”.

Posa Prima Pietra dell’Acquedotto del Calore.

Nel Luglio del 1936, alla presenza di numerose autorità politiche, militari e civili della Provincia di Salerno, si celebrò in Piazza Luzzati, la “Posa della Prima Pietra” dell’Acquedotto del Calore. L’Opera, una volta terminata, dal Monte Cervati avrebbe portato l’acqua ai Comuni di Piaggine, Valle dell’Angelo, Laurino, Felitto, Castel San Lorenzo, Roccadaspide, Albanella, Magliano Vetere, Monteforte Cilento, Giungano, Cicerale, Ogliastro ed Agropoli (Comune capofila).

Inaugurazione dell’Acquedotto del Calore. Dopo solo tre anni di lavoro, furono completati i circa 80 km di condotta principale dell’Acquedotto del Calore. Si riscontrarono numerose e gravi difficoltà sia tecniche che economiche, ma il 21 Aprire 1939 si tenne ad Agropoli, in Piazza V. Veneto, la Cerimonia Inaugurale. L’apparato civile e militare Fascista era presente con tutte le sue Gerarchie, per evidenziare l’interessamento e la volontà del Regime nell’affrontare e risolvere i problemi della popolazione. Gli Agropolesi per secoli avevano dovuto attingere l’acqua presso le sorgenti e, i più fortunati, dai pozzi scavati nei giardini o nei campi. L’arrivo dell’acqua, erogata dall’Acquedotto del Calore, fu accolto da tutta la cittadinanza con grande soddisfazione e gioia. I benestanti avrebbero potuto ricevere l’acqua direttamente in casa, mentre, buona parte della popolazione, avrebbe attinto dalle fontanelle pubbliche, collocate nei rioni più popolosi. Dopo qualche mese dall’inaugurazione, terminarono anche i lavori per la realizzazione della conduttura idrica comunale e le prime fontane furono aperte nelle case degli Agropolesi.

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