Natale, si accendono i “falò”: la tradizione delle “fòcare”

Folklore e tradizione del Cilento: le "Fòcare".

Di Giuseppe Conte

Folklore e tradizione del Cilento: le “Fòcare”.

Una delle tradizioni più significative legate al Natale è senza dubbio l’accensione dei “falò”. Quasi in ogni comunità, sopravvive questa antica usanza carica di significato: si assapora così la magia del Natale. Il fuoco ha un alto valore simbolico in questa notte: simboleggia la luce che schiarisce le tenebre con la nascita del Cristo e secondo la tradizione il falò di vigilia si accende proprio per accogliere con calore il Bambin Gesù. Tuttavia spesso si perde di vista il significato cristiano delle “fòcare” ma si conserva la sua peculiarità di riconciliazione. In molti casi, infatti, aggrega gran parte della comunità che al suo lume si raccoglie. E dunque “fòcare”, “fochere”, “càrcare”, “fanoje”, “cippari” e “fucuni” resistono anche nel nuovo millennio.

Percorrendo il Cilento di paese in paese, si scorgono caratteristiche diverse che riaffiorano in veri e propri rituali. Capita che l’allestimento della “fòcara” richieda un accurato lavoro che si protrae già dai giorni che precedono la vigilia. Nei ritagli di tempo i ragazzi si recavano per le campagne raccogliendo la legna in “sarcini”. Di volta in volta si accatastava nei luoghi prestabiliti fino a raggiungere dimensioni notevoli. In altri contesti, invece, la legna viene donata dagli stessi abitanti. E non di rado, la “fòcara” ardeva e veniva alimentata per tutto il periodo natalizio fino al nuovo anno.

Con l’arrivo della notte il silenzio tra i vicoli si spezza. Un vocio sempre più forte annuncia l’accensione del falò. È questo il momento in cui si riscalda l’animo e si ritorna un po’ bambini, quando queste tradizioni costituivamo un rituale irrinunciabile!

Nelle comunità più piccole viene predisposto sul sagrato della Chiesa o nella piazza principale, in alcuni casi, invece, le “fòcare” diventano rionali dando vita ad una straordinaria suggestione. A tal proposito, singolare e ben argomentato è il caso di Piaggine. Nel paese, posto alle pendici del Cervati, già da ottobre si dispone l’accumulo della legna. Ogni quartiere si movimenta per la buona riuscita dell’evento; così, nel giorno di vigilia, le “fòcare” sono pronte ad ardere ed illuminare la “Santa Notte”. I rioni ‘a tempa, ‘i coste, ‘i monaci e ‘a chiazza mostrano, orgogliosamente, il loro lavoro. Man mano che le natte raggiunge il suo punto profondo, gli abitanti del posto si concentrano accanto ai falò, divenendo l’occasione, momento conviviale. A Mandia cuore della “fochera” sono “i cippi” di castagno ormai secchi. Una lunga tradizione vanta anche la “fòcara” di Campora. Dopo l’accensione, la Santa Messa della Notte ha inizio con la benedizione del fuoco come accade in tutte le parrocchie; alla fine delle celebrazioni era d’uso portare a casa un legnetto della catasta per alimentare il proprio focolare in segno di buon augurio. A pochi passi da Pollica la piccola realtà di Galdo da alcuni anni ha ripristinato la tradizione del “focaro di Natale” proponendolo, anche in questo caso, come momento conviviale.

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