Processo occupazione ferrovia per Ospedale di Agropoli: reati prescritti

Erano ancora sotto processo per la manifestazione del dicembre 2006. Umberto Domini, Liberato Borrelli, Gerardo Tafuri, Elvira Lo Bascio Milano e Rosanna Marzocchi si sono dovuti difendere in Tribunale quali promotori della manifestazione che rivendicava il diritto alla salute del territorio.

Di Ernesto Rocco

Erano ancora sotto processo per la manifestazione del dicembre 2006. Umberto Domini, Liberato Borrelli, Gerardo Tafuri, Elvira Lo Bascio Milano e Rosanna Marzocchi si sono dovuti difendere in Tribunale quali promotori della manifestazione che rivendicava il diritto alla salute del territorio.

AGROPOLI. È finito soltanto adesso, grazie alla prescrizione – a quasi dieci anni di distanza da quel 5 dicembre 2006 – il processo ai cinque Agropolesi accusati di interruzione di pubblico servizio per l’occupazione della stazione ferroviaria di Agropoli. Si: quasi dieci anni da quando circa 2mila cittadini scesero in piazza per rivendicare il diritto alla salute del territorio, con duecento di quelli che si portarono – per alcuni minuti – sui binari della stazione ferroviaria, chiedendo di salvare l’Ospedale cittadino. L’azione funzionò, perché, almeno per qualche anno, il pronto soccorso rimase operativo.

Ma i cinque individuati dalle Forze dell’Ordine come i promotori dell’iniziativa – Umberto Domini, Liberato Borrelli, Gerardo Tafuri, Elvira Lo Bascio Milano e Rosanna Marzocchi – hanno dovuto affrontare un processo, che si è trascinato fino allo scorso 18 dicembre. Quando il Tribunale di Vallo della Lucania ha, finalmente, dichiarato estinto il reato per intervenuta prescrizione.

«Un ringraziamento particolare – sottolinea Umberto Domini, della Cgil di Agropoli – va agli avvocati Enzo Migliorino, Antonello Cammarano e Alberto Surmonte i quali, dal primo momento, hanno accettato con grande spontaneità e passione la difesa di noi che abbiamo affrontato questo processo, ricompensati solo dalla gratitudine nostra e dell’organizzazione sindacale. L’unico rammarico è di non aver ricevuto nessun cenno di solidarietà, in tutti questi anni, dall’amministrazione comunale, la quale, così facendo, avrebbe potuto stimolare ed incoraggiare i cittadini a proseguire con più vigore la vertenza ospedaliera, salvando il presidio oggi purtroppo chiuso».

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