Agropoli in crisi nera, non solo di risultati, ma anche societaria. L’importante è ora non mollare.
Quello che sta attraversando l’Agropoli calcio non è certamente uno dei migliori momenti della sua quasi centenaria storia. Di certo ce ne sono stati molti altri peggiori di questo, basta vedere anche il recente passato, ma di fatto in questa nuova avventura in serie D, che oggi vive il suo quarto anno, questo è un momento estremamente delicato. Innanzitutto c’è la classifica che vede i delfini navigare in cattive acque, nella zona play out precisamente. Quella che significherebbe giocarsi la permanenza tra i dilettanti passando per lo spareggio al termine del campionato. Da non sottovalutare anche la situazione societaria, forse il problema più grande, Magna e Cerruti hanno apertamente dichiarato la volontà di lasciare il timone alla fine della stagione. Di essere pronti anche a restare ma con un ruolo diverso da quello che occupano oggi, un ruolo più marginale lontano dagli impegni di presidenza e direzione tecnica. L’ultimo aspetto che senza dubbio recita anch’esso un ruolo importante è la mancanza di affetto che il pubblico prova ormai nei confronti di questa squadra. Un problema questo verificatosi già dal primo anno di Serie D dove nonostante l’entusiasmo per la promozione appena raggiunta e la nuova avventura il pubblico ha sempre fatto mancare quella presenza che invece si è sempre registrata ad Agropoli (vedi affluenza al Landolfi negli anni di D). Oggi però di fatto siamo ai minimi storici e la controprova la si è avuta durante il derby con la Gelbison, sfida che ha visto un “Guariglia” tristemente semi deserto. Una volta elencate però le tante tematiche che preoccupano in questo momento è tempo di dire anche cosa funziona nell’Agropoli di quest’anno, altrimenti i delfini sarebbero già ultimi in classifica. Funziona la squadra, funziona soprattutto il cuore di questa squadra che può vantare il miglior tecnico che si possa desiderare. Santosuosso oltre ad essere un guru della categoria è senza dubbio un leone che non mollerà fino alla fine di questa stagione, lo sta dimostrando. Una altro grande plauso va fatto ai ragazzini, i tanti under che scendono in campo la domenica, capitanati a dovere dalla colonna Cardinale. Quest’ultimo è un’altra di quelle cose che funziona. Classe, professionalità ed esempio al servizio della squadra. Quasi come un professore si è cucito addosso il ruolo di timoniere e di certo lui è un altro che non mollerà nemmeno un centimetro fino all’ultimo secondo dell’ultima partita della stagione. Proprio in virtù di questo non bisogna mollare, proprio come recita il titolo dell’articolo, lottare su ogni pallone di ogni partita e di ogni allevamento. Lottare per strada, sugli spalti, al bar con chi sa tanto bene criticare. Devono lottare gli ultras anche se vivono un momento difficile, tutti quelli che hanno a cuore questa squadra devono fare quel centimetro in più tanto caro ad Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”. Sembra banale ma è così, solo provando si può riuscire a compiere il proprio dovere che sia quello di calciatore o di tifoso. L’importante, insomma, è non mollare.