A 117 giorni dalla tragedia del Ciclope che portò alla morte di Crescenzo Della Ragione parla il padre Antonio.
CAMEROTA. E’ la notte tra il 10 e l’11 agosto. Un masso si stacca dalla grotta in cui si trova la discoteca “Il Ciclope” ed uccide il 27enne Crescenzo Della Regione, 27 anni di Varcaturo. Tra una settimana ricorreranno 4 mesi da quel tragico evento e tramite le colonne de “Il Mattino”, il padre del giovane, Antonio, torna a parlare.
“Bisogna ragionare sulle cose e chiedere l’applicazione della legge: ed è così che ho vissuto fino ad ora, tacendo e vivendo nel riservo il mio dolore. Ma oggi sono 117 giorni che mio figlio è stato ammazzato ed ora voglio dalla giustizia quelle risposte che tardano ad arrivare”.
Antonio Della Ragione era rimasto in disparte fin ora. Ma ora vuole la verità, vuole soprattutto che la giustizia faccia il suo corso e ricostruisca quanto accaduto. “E’ come se me lo avessero ucciso tre volte: quando quel masso lo ha schiacciato, quando qualcuno ha portato via quella enorme pietra e ora che nessuno mi da delle spiegazioni su ciò che è accaduto. Mi sento impotente”.
Gli interrogativi, insomma, sono ancora tanti. Anche cosa accadde quella notte non è ancora chiaro: stando ai racconti del cugino, unico testimone, Crescenzo si sarebbe prima accasciato sulle gambe e poi sarebbe caduto all’indietro. Il ragazzo sarebbe stato allontanato dagli organizzatori e lo scenario modificato. Non è stata infatti mai trovata una pietra con tracce di sangue e non si è individuato il punto esatto della tragedia. “C’erano tante persone – dice il padre di Crescenzo tramite Il Mattino”, mi appello alla loro coscienza: chi ha visto parli”
Intanto a finire nel mirino della magistratura quattro persone: il sindaco di Camerota, l’amministratore ella società che gestisce la struttura e due tecnici. L’accusa è di omicidio colposo.